di Alessandra Magalotti Altana
Quando ero più giovane, appena sposata con un diplomatico, malgrado molti cortesi inviti mi sono sostanzialmente tenuta a distanza dal’ ́ACDMAE. Non perché ne avessi già una conoscenza diretta, presupposto necessario di un eventuale giudizio negativo, e neppure per principio. Piuttosto, provavo una sorta di timore spontaneo, innescato dal termine “consorte”; lo avvertivo infatti come obsoleto, ingessato, retaggio e residuo di un mondo passato, a cui sentivo di non appartenere.
Più tardi, quando le nuove sollecitazioni delle amiche e una buona dose di sana curiosità mi hanno infine indotto ad impegnarmi effettivamente nell’ ́Associazione, sono stata invece felice di scoprire nelle compagne di lavoro molte e diverse affinità.
I miei dubbi iniziali, peraltro, non erano né isolati né originali.
Tant‘è vero che in più di un ́occasione, nell’ambito del Consiglio, il dibattito è sfociato in una riflessione a molte voci sul ruolo, sull’attualità e sull’avvenire dell’ACDMAE.
Eravamo tutte d ́accordo, del resto, nel ritenere che l ́Associazione voglia e debba occuparsi in misura crescente non soltanto dei coniugi, quanto dell’ ́intera famiglia del dipendente del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Di conseguenza, perché non rimarcare questa evoluzione anche nella ragione sociale del sodalizio, con un nome nuovo e più calzante?
Tuttavia, pur con tutta la buona volontà non è stato possibile arrivare ad una soluzione più convincente. In ogni caso, come si suol dire non tutto il male viene per nuocere, dal momento che ad un certo punto la prospettiva è cambiata. Al di là degli usi diplomatici, infatti, cosa significa davvero il termine “consorte” (dal latino, consor – consortis) ?
Consorte di qualcuno è chi condivide la sorte, il bello e il meno bello della vita, con quel qualcuno.
Non occorre dunque cambiare il nome dell’ACDMAE se ci rendiamo conto che le mogli, i mariti, i figli e tutti coloro che condividono la vita con i dipendenti del MAECI sono, per il fatto stesso di accompagnarli nel loro destino, tutti e allo stesso titolo altrettanti consorti. Anche quando avevo un’altra idea dell’Associazione, quindi, ero già (e ora so di essere stata sempre) una consorte. In un senso più ampio ed autentico, non l’appendice di qualcuno ma una parte significativa e fondamentale.
Credo di non essere l’unica a pensarlo, ma il dibattito resta sempre aperto. Il nome dell’Associazione non è un totem, riflette le convinzioni e gli obiettivi di chi la anima; se si presenteranno idee migliori, sarà sempre possibile adottare un altro nome.
Alessandra Magalotti Altana
Alessandra Magalotti Atlanta si è laureata in Medicina
e Chirurgia all’Universita Cattolica del Sacro Cuore a Roma e ha conseguito un Master in Medicina delle Emarginazioni, Migrazioni e Povertà.
Dopo aver lavorato per tre anni ad Asmara nell’ambulatorio dell’Ordine di Malta si è dedicata a fare la mamma
e la consorte.
Ben detto Alessandra! Hai espresso al meglio il sentire di molti e molte consorti ( mogli, mariti e figli)
Grazie per il tuo contributo nei due anni di lavoro per l’associazione ed in bocca al lupo per la nuova esperienza finlandese!