di Franca Mastroluisi Cospito
Si fa un gran parlare di comunicazione, dei suoi rischi, dei suoi benefici. Franca Mastroluisi Cospito ha deciso di sondare il terreno partendo dai fondamentali: dalla parola, dal suo suono, dagli accenti, dalle intonazioni. Si è iscritta ad un corso di doppiaggio, ove il parlare è tutto. Ne è scaturita un’esperienza forte e ricca, da sperimentare ed applicare in ogni ambito, sia in quello familiare e quotidiano, che nel contesto ufficiale della rappresentanza a cui siamo spesso chiamati.
Vorrei cominciare questa riflessione sulla comunicazione con un cammino a ritroso nella mia personale esperienza in questo campo. Ho iniziato frequentando un corso di doppiaggio. Molti personaggi pubblici ne frequentano uno poiché il doppiaggio è fondamentale per comunicare con successo in quanto insegna, tra le altre innumerevoli cose, a parlare un buon italiano. Parlare un italiano corretto è cosa difficile, a volte richiede uno sforzo pari a quello di imparare una nuova lingua, tanto è facile sfociare in espressioni dialettali. Nell’Amleto (Atto III, scena 2), il principe parla ad Ofelia, a proposito della rappresentazione di una storia autentica da lui organizzata, scritta “in prezioso italiano”.
E’ infatti proprio questo “Italiano prezioso” che sarebbe bene conoscere, pur fatto salvo il valore che i dialletti hanno per la nostra storia personale e non solo. Non li rinneghiamo infatti, ma è importante sapere che ci sono occasioni in cui non ci si può rivolgere ad un pubblico in dialetto, così come certi classici non possono essere recitati in dialetto!
Quando sono stata invitata a parlare al Gruppo “INCONTRO” dell’ACDMAE sul doppiaggio, ho pensato che il modo gentile e garbato con il quale mi era stato chiesto presupponeva una risposta positiva, nonostante la mia timidezza. Inoltre questa opportunità mi consentiva di tirare le somme di quanto fatto fino a quel momento alla scuola di doppiaggio. Il risultato è stato appagante perché mi sono ritrovata ad avere un pubblico realmente interattivo con il quale mi sono confrontata con semplicità e franchezza. Devo dire che l’atmosfera era talmente piacevole che la mia timidezza è scomparsa completamente. E’ stato emozionante vedere l’interesse delle amiche presenti, vedevo arrivare quanto appreso da me in prima persona durante le numerose e faticose lezioni, direttamente a loro. E’ stato bello quando hanno rivolto le numerose domande di approfondimento, ed è stato certamente importante avere un momento di confronto e di contradditorio con coloro le quali si sono mostrate più scettiche verso il doppiaggio, prediligendo i film in lingua originale.
Durante il corso delle lezioni di doppiaggio è emersa l’importanza delle lezioni di canto. E qui sono partita avvantaggiata poiché il canto ha rappresentato l’altro mio punto cardine in questo cammino comunicativo intrapreso. Infatti, da più di tre anni, faccio parte anch’io, insieme a tante altre signore, mogli dei funzionari del MAE, del Coro dell’Associazione e, grazie ad esso, ho cominciato praticamente da zero, ad esplorare i vari registri della voce nel canto.
Questa esplorazione dai toni bassi ai più alti, è molto utile anche nel doppiaggio, data la presenza praticamente infinita di personaggi da interpretare. Il canto, quando c’è testo e musica, è il veicolo di comunicazione ideale. Dice Sant’Agostino: “Il cantare è proprio di chi ama”. Cantare unisce, oltrepassando i confini dell’età, della razza, della lingua, della religione. Infatti, il doppiaggio in italiano è una disciplina legata all’Italia, il canto invece è un’esperienza universale, praticabile dappertutto.
Nella nostra vita ci troviamo a dover affrontare molti altri tipi di comunicazione, nel contesto delle esperienze all’estero ad esempio. Da un capo all’altro del mondo ci troviamo a dover comunicare, spesso trovandoci in realtà completamente diverse da quella italiana. Dovremmo essere capaci, restando sempre noi stessi, unici, veri, ognuno con i propri limiti e con le proprie potenzialità, di comunicare anche in queste situazioni. Nell’ultima sede dove si è stati si è sempre un po’ più bravi che nelle precedenti, che hanno funzionato ogni volta da “palestra”, da “fase preparatoria” per la successiva. Ci immergiamo nella realtà di quella particolare sede, continuando a ritagliarci i nostri spazi e ovviamente prediligiamo le situazioni che ci crea- no più “empatia” con gli altri.
La comunicazione dovrebbe essere legata alla spontaneità, all’elasticità, all’umorismo, al buonsenso e, soprattutto, al rispetto dell’altro. Nel mondo diplomatico, i nostri mariti sono particolarmente esposti alla comunicazione e devono saper essere interessanti quando parlano in pubblico.
Se i nostri compagni devono essere così comunicativi, a maggior ragione dobbiamo esserlo noi, sperimentando i possibili modi per comunicare efficacemente, oltre a quelli classici e scontati: parlare (bene) è la modalità più immediata, ma … se non parlo ancora la lingua del Paese che mi ospita? E’ comunicazione anche vestirsi in un certo modo proponendo una moda, uno stile, oppure un ambiente accogliente creato per ricevere gli ospiti, un modo di imbandire la tavola, di catturare l’attenzione dei palati più sopraffini con i nostri manicaretti. Pensate alla famosa scena del film “Il pranzo di Babette”, dove il generale buongustaio riconosce la leggendaria chef del “Café des Anglais” senza che questa si faccia vedere né dica una sola parola!
Ed infine, se per chi recita a teatro il motto “Respira, concentrati, e tutto andrà benissimo” risulta utilissimo, tanto più questo consiglio può servire a noi che andiamo così spesso “in scena” quando siamo all’estero e gestiamo o partecipiamo ad attività di rappresentanza in occasione delle quali comunicare noi stessi, ma soprattutto la ricchezza culturale del nostro Paese, è necessario e fondamentale.
Franca Mastroluisi Cospito
Ha vissuto, come prima sede, a Durban. Successivamente, Copenaghen, Ottawa e Bucarest. Ha da sempre coltivato la passione per il Teatro: diplomandosi presso l’ “Arte del Teatro Studio” di Roma e partecipando attivamente a numerose iniziative artistiche all’estero. Appassionata, fin da bambina, al mondo artistico nella sua più ampia accezione: si è dedicata, più di recente, al Canto, alla Musica, alla Poesia ed al Doppiaggio. Segue infatti, un Corso di Doppiaggio a Roma condotto da professionisti del settore, quali, tra gli altri: Luca Ward, Silvia Pepitoni, Monica Bertolotti.