di Arianna Cito Petrangeli
Eccomi sbarcata a Teheran con le bambine, mio marito ci ha preceduto di qualche mese il che è stata una fortuna perché almeno ci siamo risparmiate la ricerca della casa. Il primo impatto è stato tragico… Teheran è una megalopoli di circa 15 milioni di abitanti è attraversata da tutta una serie di autostrade urbane che muovono una quantità mostruosa di veicoli da una parte all’altra della città. Non è la tipica capitale alla quale siamo abituati in Europa dove iI fulcro della città di solito è nel cosiddetto centro storico che invece qui non esiste, è molto caotica ed incredibilmente inquinata e non è sicuramente la parte dell’Iran che più vi farà innamorare. Malgrado tutto però alcune cose vi resteranno nel cuore… Sto parlando del Golestan, l’antica fastosa residenza dello Scià e del Bazar Bozorgh con tutti i suoi tessuti tappeti spezie e colori, del complesso di Saadat Abad, residenza estiva dello Scià, del Towchal, la montagna alta circa 4000 metri appena alle porte di Teheran (dove si può sciare da novembre a marzo circa), di Darband un sentiero in montagna con tutti ristorantini dalle mille lucette dove cenare la sera con gli amici, sopratutto se siete amanti della carne, che riso a parte è presente più o meno ovunque nella tradizione culinaria iraniana, del circolo degli artisti circondato di giardinetti che è un ottimo posto dove fare una piccola pausa per pranzo e rilassarsi prima di ributtarsi nel caos cittadino (il ristorante è vegetariano ed è davvero ottimo), del bazar di piazza Tajrish più a nord della città che sicuramente merita una visita come anche il bazar Jomeh, che in farsi significa venerdì, e che si svolge appunto tutti i venerdì mattina all’interno di un vecchio parcheggio multipiano, non lontano dall’ambasciata italiana. Vivendo a Teheran si apprezzerà inoltre sicuramente una cenetta al club armeno dove oltre a poter mangiare alcune prelibatezze come lo storione si potrà anche degustare un po’ di vino che bisogna però portarsi da casa. Ci sono poi una serie di caffè sia nei parchi come quello nel quartiere di Elayieh, nella vecchia residenza del dott. Esabi con un bar e vari negozi tra cui uno con mobili e manodopera locale molto carino, o il più centrale Chai bar. Tra le bellezze di Teheran va menzionata, anche se non aperta al pubblico, la meravigliosa residenza italiana, nel quartiere di Farmanieh a nord della città. Si tratta di una vecchia villa Qajar con una piscina e un parco di 7 ettari ricco di piante e di meravigliosi pappagalli multicolori che popolano gli alberi secolari del giardino. Che dire, sicuramente ci sono molti altri posti che facevano parte della nostra vita iraniana ma vorrei riuscire a darvi un quadro generale anche del resto delle cose incredibili che abbiamo visitato in Iran. Inizio con la cittadina di Kashan, a circa 250 kilometri da Teheran conosciuta per le sue splendide residenze di epoca Qajar, alcune soltanto da visitare, altre per mangiare e alloggiare tra le tante spicca sicuramente Manoucheri appartenente all’epoca della dinastia Safavi, subì un crollo parziale nel terremoto del 1778 fu ricostruita nel periodo Qajar e nel 2007 dopo tutta una serie di altri restauri divenne il primo boutique hotel del’Iran (chi risiede in Iran con visto diplomatico non può alloggiare in questo hotel per disposizioni governative) e anche Ameriha house, meno conosciuta ma altrettanto bella. Non molto distante da Teheran (circa un’ora di macchina), c’è il Damavand, la montagna più alta dell’Iran la cui vetta tocca quasi i 6000 metri è uno spettacolo anche solo da ammirare da lontano con le sue vette innevate anche d’estate, ma per i più arditi sarà un piacere scalarla fin su in cima. Restando sulle montagne, ci sono vicino Teheran quattro località sciistiche molto ben attrezzate dove si scia generalmente da novembre ad aprile. La più vicina, che ho già menzionato, è il Towchal e un po più lontano Shemshak, Dizin e Darbansar dalla cui funivia si può godere di una vista mozzafiato. Se siete in Iran nella stagione giusta, vale la pena partecipare alle celebrazioni di almeno tre festività locali. Una settimana prima del capodanno persiano (precisamente il mercoledi sera precedente il Nowruz) si festeggia l’antica tradizione persiana zoroastriana del salto sul fuoco. In ogni strada viene organizzato un piccolo falò e gli abitanti della zona saltano attraverso le fiamme per tre volte per consegnare al fuoco i demoni dell’anno che sta terminando. Mentre si salta, si ripete il ritornello ” zardi ye man az to, sorkhi ye to az man” (il mio giallo a te, il tuo rosso a me) per significare che le malattie dell’anno passato restano nel fuoco, mentre la forza del fuoco guiderà l’inizio del nuovo anno. Il 20 o il 21 marzo (il calendario persiano è lunare) in Iran ed in tutta l’area di cultura persiana (dalle città curde dell’Anatolia al Tagikistan, passando per il curdistan iracheno, l’Azerbaigian e l’Afganistan) si festeggia l’inizio del nuovo anno. Una delle manifestazioni più caratteristiche del nuovo anno persiano è la predisposizione negli ingressi della case di un arredo per la tavola (sofreh), l'”hafte sin”, una composizione di sette oggetti portafortuna che in lingua persiana cominciano con la lettera “s”, ciascuno simbolo di un angelo della cosmogonia zoroastriana. Troverete quindi raccolti insieme un piattino di germogli di grano o di orzo (sabzeh, in persiano) che simboleggiano l’angelo Ordibehest, signore degli oceani e della rinascita; un dolce di germe di grano, il samanu, che simboleggia Shahrivar, angelo degli alimenti, la ricchezza; un piattino di olive selvatiche senjed per Khordad, angelo dell’amore; una testa d’aglio (sir) per Ahura Mazda che porta la buona salute; un cestino di mele (sib) per Sepandar Mazd, angelo femminile della rinascita, che simboleggia la bellezza; un frutto di sumac che porta il colore dell’alba ed un bicchierino d’aceto (serkeh) per la saggezza che arriva con gli anni e con la pazienza. Talvolta nel sofreh trova posto anche un libro, il Corano, ma più spesso una copia del Divan di Hafez, in quanto la raccolta di poesie del grande poeta medievale persiano si ritiene in Iran che abbia anche una funzione divinatoria (un po’ come l’I Ching cinese), e uno specchio. Il tavolo è anche arredato con un pesce rosso, un braciere con alcuni carboni ardenti, una lampada, pigne, melograni, uova sode dipinte, monete, una candela per ogni membro della famiglia, dell’acqua e del pane. Assistere alle processioni dell’Ashura, la celebrazione del martirio del terzo imam Hussein, nipote di Maometto, e dei suoi partigiani, nella battaglia di Karbala vi farà tornare alla mente le processioni della settimana santa nel nostro meridione o in Spagna. Anche in Iran le confraternite di quartiere si organizzano per ben figurare con una struttura metallica che ricorda le lance dei partigiani di Hussein e i pennacchi dei loro elmi. Gruppi di flagellanti si battono il dorso con catene in modo rituale (da quando le gerarchie hanno vietato flagellarsi a sangue, almeno in pubblico) per provare la sofferenza dei martiri sciiti uccisi dall’esercito del Califfo. La somiglianza con i riti cattolici potrebbe non essere del tutto casuale: secondo alcuni Scià Abbas Safavi introdusse nel seicento le celebrazioni dopo aver ricevuto una dettagliata descrizione dei riti europei dai suoi inviati in Spagna e Italia. Chi ama la natura e la vita all’aria aperta ha molte scelte in Iran. I persiani sono del resto dei professionisti del picnic e della gita fuori porta, retaggio forse dell’antica tradizione nomade di molte delle etnie che compongono l’Iran moderno. Il weekend i teheraniani lo passano nelle case di campagna a Karaj, costruite a cavallo dei torrenti, o nelle località sul Mar Caspio, i più avventurosi possono ammirare le distese verdi dell’altopiano di Pichebon, che si sposa bene ad una visita ai resti del castello della setta degli Assassini di Alamut o la valle e il lago di Laar (una riserva aperta ai visitatori solo da aprile a settembre). Per gli amanti delle terme, la spartana esperienza delle pozze di Dohezar potrà essere una bella scoperta. Gran parte dell’altopiano iranico è desertica, non si può quindi lasciare il paese senza aver visitato la antica città di Yazd, capitale del deserto conservata eccezionalmente bene, con le sue case in paglia e fango imbiancato. Principale centro zoroastriano, Yazd è un’ottima base per visitare il Dashte Kavir, il grande deserto, fermandosi magari in uno dei caravanserragli recentemente riadattati o nelle abitazioni rurali di Garmeh restaurate da Maziar, un vasaio e artista che ha lasciato Teheran per recuperare le abitazioni dei suoi nonni e trasformarle in un accogliente, ma semplice bed&breakfast dal quale partire in fuoristrada per le dune. Grande è l’effetto della Persia classica di Persepolis e imperdibile l’emozione che può dare una visita della cittadella di argilla di Arge Bam nel sud-est del paese, al confine con la pericolosa regione del SistanBaluchistan. Se se ne ha l’occasione è molto bello assistere all’interno dei palmeti alla raccolta dei datteri nella vicina citta di Kerman, capitale della regione, ai margini del Dashte Lut, vasto deserto salato dell’Iran sudorientale. Da non perdere la visita ad Isfahan, l’antica capitale della Persia con la splendida piazza Naqsh-e-jahan, una delle più grandi al mondo nonché dal 1979 patrimonio dell’umanità, il mercato dell’antiquariato sotto i portici e la ‘Moschea del Venerdì’, e Shiraz città dei roseti e della tomba del grande poeta Hafez. Al nord vicino al confine con l’Azerbaigian, a occidente del mar Caspio, c’è il lago di Urmia, un enorme distesa di acqua salata, sulle cui rive si può campeggiare o semplicemente sostare per una cena improvvisata godendosi la magia del tramonto sul lago. Divide le città di Tabriz e di Urmia (da cui prende il nome) ed ospita diverse specie di uccelli migratori. Dichiarato nel 1976 riserva della biosfera dall’Unesco, il lago di Urmia da solo, costituisce a mio parere un motivo più che valido per visitare l’Iran. Ed infine non si può lasciare il paese senza aver fatto una gita in barca tra le mangrovie dell’isola di Qeshm, di fronte alla costa meridionale dell’Iran, nel golfo Persico, di fronte al porto di Bandar Abbas e ammirato le strane caratteristiche geologiche che colorano l’isola di Hormuz, nell’omonimo stretto. L’ Iran è stata per me una scoperta incredibile… Mai avrei pensato arrivando a Teheran cinque anni fa quanto intenso sarebbe diventato il mio legame con questo paese e con il suo popolo, tenace fiero ed incredibilmente affascinante.
Arianna Cito Petrangeli
Trailing spouse convinta e osservatrice dell’altro per passione, ha vissuto finora in tre diversi continenti oltre che, di passaggio, nella Città Eterna, circostanza che le ha consentito di sviluppare uno sguardo particolare sul mondo e sulle sue contorsioni, anche grazie agli studi di lingue e logopedia. Mamma di due bimbe e di due cani.