di Eleonora Mancini Durante Mangoni
Capita di andare al cinema con la figliola quattordicenne e trovarsi per caso a vedere un film, uno non scelto, quello che inizia prima, quello più comodo. E capita che in questa bolla di banalità, si insinui una storia tanto normale quanto incredibile, ordinaria eppure sorprendente.
Parlo di “The_startup”, film per la regia di Alessandro D’Alatri, dedicato alla vicenda di Matteo Achilli.
Matteo è un liceale intelligente e determinato che intuisce la necessità di misurare oggettivamente il merito, di cui cerca di definire l’equazione di sistema. Crea un algoritmo capace di quantificare i dati dei curricula (liceo e università frequentati, voti, corsi ecc.) per valutare e indicizzare l’iter formativo delle persone. Intuisce la portata che la sua idea può avere in un mondo giovanile – e non solo – così assillato dal problema del lavoro e capisce di avere avuto l’idea folgorante per una startup di grande successo. Matteo non ha soldi e non ha conoscenze specifiche di informatica se non quelle che hanno tutti i figli del ventunesimo secolo, ha una famiglia non ricca alle spalle che però gli dà quello che può: affetto, coraggio e diecimila euro della liquidazione. E il ragazzo parte, ma intanto si diploma e viene ammesso in Bocconi. A Milano, anno 2012, la svolta: l’idea diventa il portale “EGOMNIA”. Viene lanciato prima tra gli studenti, poi sul web. Immediatamente il numero degli iscritti si impenna, la vicenda entusiasma e valica i confini italiani. Il mondo dell’informazione lo acclama come il novello Zuckerberg, mentre le copertine dei “magazine” si popolano del sorriso aperto e degli occhioni azzurri di Matteo Achilli. La favola finisce qui, ma il film continua: Matteo inciampa su problemi reali e scopre che non è semplice coltivare un’idea folgorante, e nemmeno laurearsi in Bocconi senza dedicarsi esclusivamente agli studi. La narrazione cinematografica termina sulla consapevolezza del protagonista di avere una grande chance, ma anche di essere partito troppo presto, con troppe lacune. Fine, titoli di coda. Mi alzo, esco soddisfatta di aver visto un film dignitoso, ma nel cuore resta una domanda: perché finora non ho mai sentito parlare di EGOMNIA? Che ne è stato di Matteo? Della sua idea geniale? Vado subito a cercare EGOMNIA sul web e provo a caricare il mio curriculum. Non funziona: il mio titolo di studio di un bel po’ di anni fa, non trova rispondenza tra le categorie dei moderni corsi di laurea. Solo per avermi “dribblato” con quei trent’anni che ci separano, Achilli meriterebbe di essere lasciato perdere. E invece, cerco notizie sulla rete e…apriti cielo! Sul web c’è una valanga di commenti biliosi sul perché e per come uno così (“senza competenze, senza sostanza, senza ritegno…”) non sarà mai lo Zuckerberg italiano. Mi dispiace che parlino così di un’idea forte, che la discussione si colorisca di ripicche invidiose e, soprattutto, la sensazione è che tutti guardino il dito anziché la luna.
Mando una mail all’ufficio stampa che risulta dal sito di EGOMNIA e chiedo di intervistare Matteo Achilli per ALTROV’E’ e poi me ne dimentico: “Figurati…”. Il giorno dopo, due telefonate da un numero sconosciuto. Alla terza rispondo ed è Matteo. La quarta è di Maria Rosaria che anche lei ha visto il film e si è posta le stesse domande. Lo invitiamo a pranzo ed è così che la storia ha un seguito…
“Perché, Matteo, siamo tutti iscritti a Linkedin, che in fondo è solo l’ennesimo social, e non a EGOMNIA che ha un originale valore aggiunto in più?”
“EGOMNIA è arrivata troppo presto nella mia vita. Mi ha permesso di entrare prima degli altri miei coetanei nel mondo dei grandi, ma riconosco che non avevo ancora l’esperienza e la maturità necessarie. Poi non avevo il business plan giusto e nemmeno i soldi: promuovere un portale costa moltissimo e io non l’ho voluto svendere, è mio e tale deve restare, almeno per la quota maggioritaria. Egomnia non sarà mai Facebook né Linkedin perché è diversa, adesso ha molti limiti ma è un progetto valido a cui sto ancora lavorando. Ci sto investendo con nuova tecnologia e un piano commerciale più efficace”.
“Che ne è stato del Matteo raccontato nel film, la cui storia si svolge nel 2012? Chi è oggi?
“E’ un venticinquenne che ha creato una s.r.l. con sede a Formello e ha una ventina di collaboratori. Ho differenziato il mio lavoro in BtoC e BtoB…” – M. Rosaria ed io appizziamo gli orecchi, strabuzziamo gli occhi e Matteo se ne accorge – “Parlo di ‘Business to Customer’, come nel caso del sito di Egomnia, aperto a tutti e con un vero punto di forza: il database, che sta sempre più aumentando e incoraggia gli operatori ad interagire e ad investire in pubblicità nel nostro sito. Poi c’è la seconda parte considerevole della mia attività, il Business to Business, cioè programmi “su misura” che creiamo per le grande aziende affinché possano gestire il mare magnum dei curricula che ricevono. Avete idea di quanti curricula ricevono alcuni nostri clienti come la ERICSSON, GI Group – prima multinazionale italiana del lavoro interinale-, la HEINEKEN, il WORLD ECONOMIC FORUM? 4000 o 5000 curricula all’anno! Chi riuscirebbe a leggerli? Noi forniamo programmi che attuano una prima scrematura, catalogano e gestiscono la banca dati, dividono gli aspiranti per competenze, specializzazioni, aspirazioni. Poi, spetterà agli incaricati di valutare i candidati ai colloqui, scegliere e dire l’ultima parola. Ma prima dell’intervento dell’uomo, una mole di lavoro immensa è stata già svolta dai nostri programmi”
Perché tanto livore nei tuoi confronti dai colleghi informatici?
Ho subito attacchi terribili dal mondo dell’informatica, è vero. La mia azienda è stata sottoposta a controlli ripetuti e di ogni genere e non è stato mai trovato alcunché di compromettete: pulitissima, e questo mi rende orgoglioso. Il fatto è che tanta visibilità ha dato fastidio e suscitato invidia. Si parla molto di app, ma la strada verso il successo è tutta in salita: solo 50 app italiane sulle migliaia che esistono ha un fatturato significativo. E poi mettiamoci anche che attaccare Matteo Achilli faceva salire le interazioni sui social…”
Steve Jobs si è visto dedicare un film solo quando è morto, ed era Steve Jobs! Come hai potuto avere tanta attenzione?
Che vi debbo dire? Un giorno mi ha contattato la casa cinematografica che stava valutando la mia storia, insieme ad altre simili. Hanno scelto me. Perché? Non lo so: perché sono giovane forse, o perché il mio progetto si applica al mondo del lavoro che costituisce una problematica scottante, o forse perché dicono che sono convincete quando parlo, o perché ho gli occhi azzurri…Non lo so, la mia storia è piaciuta e basta. E’ una storia ordinaria, io non sono un genio e non mi considero affatto arrivato e il film lo dice chiaramente. So che i ragazzi si immedesimano molto facilmente nella vicenda e intravedono prospettive per il loro personale futuro”
“Cosa ci dici degli studi che hai interrotto? Li hai ripresi? Hai fiducia nella formazione scolastica?”
“La scuola è FON-DA-MEN-TA-LE! La scuola fatta come si deve, almeno. Il liceo italiano è il migliore, dà un orizzonte ampio di conoscenza, un’ottima cultura generale, anche se carente sulla formazione d’impresa e sulle tematiche più attuali. Impareggiabile dal mio punto di vista, è stata l’esperienza avuta in Bocconi, dove una formazione specialistica di altissimo livello si accompagna alla crescita umana, alle relazioni sociali, alla costruzione metodica di un senso di appartenenza al gruppo. Se incontro un amico del liceo, scopro di non avere più niente in comune con lui. Se incontro un compagno della Bocconi, ci riconosciamo subito in mille interessi. Riprenderò a studiare, certo, debbo farlo assolutamente, altrimenti mi saranno precluse troppe cose. Io ho avuto la fortuna di frequentare l’Università Bocconi, ma l’importante è lo spirito: determinazione e idee chiare sull’obiettivo. Quando vai all’Università non puoi più permetterti di dire: ‘Boh! Non so cosa farò dopo…’ ”
E cosa farà Matteo Achilli lo sa bene: idee buone, chiare e lavoro intenso, sotto l’aspetto da ragazzo disimpegnato in camicia e jeans. Un po’ (tanta) astuta attenzione all’immagine e alla comunicazione di sé, che però non infastidisce troppo: in fondo fa parte delle competenze necessarie, oggi, per essere presi in considerazione, per avere successo. Gentile ed educato certamente. Connesso: ogni tanto ci lascia e accede al mondo racchiuso nel suo telefonino. Parla bene, mangia con gusto e non beve caffè.
Eleonora Mancini Durante Mangoni
Una laurea in Lingue e Letterature Straniere e una specializzazione all’Università Statale di Mosca, poi vari anni di lavoro nell’ambito della comunicazione e promozione del “made in Italy” all’estero. Ha collaborato con scrittori e giornalisti in progetti editoriali, conducendo lo studio dei materiali di ricerca in lingua russa. E’ membro del Consiglio dell’ACDMAE, si occupa del Notiziario, di EUFASA e del sito www.POSTEDTO.com