A Bologna le mostre “Hokusai. Hiroshige” e “Oltre l’Onda”. Il Festival di “Internazionale” a Ferrara
di Anna Lisa Ghini Giglio
La mostra ‘Hokusai. Hiroshige. “Oltre l’onda” a Bologna
Nel 2016 i musei di Bologna prestarono un centinaio di opere di Giorgio Morandi per una mostra in Giappone, esposizione che fu vista da oltre 60.000 persone fra Kobe, Tokyo e Iwate. Cifra straordinaria che a Bologna ancora ricordano con stupore. Quella mostra, realizzata nell’ambito delle celebrazioni per il 150° anniversario delle relazioni Italia-Giappone, viene ora corrisposta con un’altrettanto importante esposizione a Bologna dei maestri Hokusai e Hiroshige curata dalla Prof.ssa Rossella Menegazzo, già curatrice di molte mostre dedicate ad artisti giapponesi inclusa la strepitosa esposizione di fotografie di Domon Ken all’Ara Pacis di Roma, e da Sarah E. Thompson.
Le curatrici proprio a Bologna propongono un interessante percorso ricavato nella cornice del Museo Civico Archeologico dove le silografie di Hokusai e Hiroshige vengono esposte in un confronto tematico e cronologico lineare che va ben oltre l’iconica rappresentazione delle celebri onde e oltre gli stereotipi esoticheggianti sul Giappone. Hokusai e Hiroshige furono tra i principali autori della prima metà dell’Ottocento di ukiyo-e, stampe artistiche impresse con matrici di legno del cosiddetto mondo fluttuante, cioè il mondo degli attori, delle prostitute e dei quartieri delle città in forte espansione. In quel periodo storico infatti la ricca borghesia urbana richiedeva fortemente opere che rappresentassero la società contemporanea e non più soggetti di gusto classico, con le sue raffigurazioni di stagioni, fiori, animali, tanto cari all’élite aristocratica.
Così, dietro la spinta della borghesia, bisognosa di affermazione e di riconoscimento anche in campo artistico, nasceva la rappresentazione delle scene di vita quotidiana urbana e rurale e dei paesaggi dalla natura dirompente. Le serie di stampe includevano quindi scene di vita di tutte le classi sociali, di persone al lavoro o dedite ai piaceri, immagini di mete del nascente business turistico e dei suoi pionieri (i borghesi) e, in contrasto, immagini della faticosa migrazione dei daimyo (signori feudali) ormai in declino, costretti dallo Shogun a trasferirsi nella capitale ad anni alterni per mantenerli sotto rigido controllo.
Hokusai, studioso di nuovi stili sia orientali che europei e grande sperimentatore, introduce l’uso del colore spinto, soprattutto nel paesaggio, utilizzando anche l’inchiostro Berlin Blue appena importato in Giappone. Si permette persino di giocare con la prospettiva, sia quella tipicamente orientale, per piani, sia quella occidentale poco dopo la sua introduzione in Estremo Oriente. Produce le Trentasei vedute del monte Fuji, monte che mette in lontananza anche in altre serie di paesaggi. Come dice Menegazzo ‘Una presenza costante, un punto di riferimento che segna il limite e il contatto tra l’umano e il sacro, ma anche una prima consapevolezza di unità nazionale di cui il Fuji diviene simbolo’.
Hiroshige introduce il formato verticale, grazie a una committenza importante dal nord del Giappone che gli richiede di lavorare su rotoli di carta, formato che produce una prospettiva di maggiore effetto. Hiroshige, inoltre, mette in primissimo piano un elemento enorme in una sorta di close up fotografico, lasciando gli altri elementi (in dimensioni piccolissime) sullo sfondo dell’immagine. Le linee diagonali e gli equilibri tra pieni e vuoti delle composizioni di Hiroshige influenzeranno fortemente le stampe di Toulouse Lautrec e la grafica contemporanea mentre i suoi paesaggi ispireranno Van Gogh e altri artisti europei seguaci del japonisme.
Le stampe di Hokusai e Hiroshige e di altri attirarono da subito l’attenzione anche di stranieri temporaneamente residenti in Giappone che iniziarono a collezionarle e a esportarle. Ed è proprio grazie alle donazioni di questi primi collezionisti, tra i quali William Sturgis Bigelow, che il Museo di Fine Arts di Boston mantiene la più grande raccolta di silografie giapponesi al di fuori del Giappone. Una parte di queste, 250, sono ora esibite in questa mostra e alla chiusura verranno archiviate per alcuni anni per evitarne il degrado causato dall’esposizione alla luce. Rimarranno comunque nella memoria alcune immagini così straordinariamente moderne, vicine a noi. Il postino con il suo carico sulla schiena che corre per effettuare la consegna rapidamente così simile agli odierni riders. La locandiera che strattona il turista per costringerlo a soggiornare nella sua pensione, esempio di marketing aggressivo molto contemporaneo. E infine l’onda che sta per inghiottire le barche dei pescatori con i suoi artigli, come li definì Van Gogh, di schiuma bianca, memento di una Natura che, ieri come oggi, esige rispetto.
Hokusai. Hiroshige. Oltre l’onda. Capolavori dal Museo of Fine Arts di Boston a Bologna fino al 3 marzo 2019
Il Festival di Internazionale a Ferrara
In tutta Italia imperversano da anni festival di tutti i generi, dalla filosofia alla matematica, dall’economia alla letteratura. A Ferrara ogni anno tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre si celebra un festival molto particolare, di nicchia, organizzato dalla rivista Internazionale. Un festival che non ti aspetteresti. Infatti, nonostante la scarsa promozione,attira migliaia di persone, soprattutto giovani, per tre giorni nella bella cornice ferrarese, che, per l’occasione, apre i suoi palazzi più belli. Dibattiti, conferenze, presentazioni di libri e di documentari prevalentemente su vari argomenti legati all’attualità e non solo.
Oltre alle tematiche tradizionali della rivista Internazionale (disuguaglianze, immigrazione, conflitti, Europa, ambiente) c’è spazio per argomenti come femminismo, arte, psicologia e per alcune presentazioni originali. Si assiste a un dibattito sull’integrazione europea in un bel parco seduti sull’erba gustando un pic-nic, benché quest’anno guastato dalla pioggia (un segno del cielo?). Si visita la mostra di foto vincitrici del World Press Photo assieme a membri della World Press Photo Foundation che ne illustrano i meccanismi di selezione.
Scoperto per caso (vado spesso a Ferrara per motivi familiari) questo festival è un’ottima occasione per assorbire idee, opinioni e provocazioni con le quali si può non concordare, ma che propongono una riflessione stimolante. Ecco qui di seguito gli spunti su alcuni incontri particolarmente interessanti dell’edizione di quest’anno (dal 5 al 7 ottobre scorso).
Arte di valore. Trasmettere i valori della legalità, della giustizia e della solidarietà attraverso l’arte si può. Fotografia, film e persino fumetti possono stimolare una crescita su temi etici essenziali, utilizzando soggetti e angolature originali, così da superare la generale assuefazione nei confronti di slogan e immagini un po’ ovvie. Un esempio? Il bel fumetto Una stella tranquilla. Ritratto sentimentale di Primo Levi di Pietro Scarnera che racconta il lato privato di Levi, di cui si conosce spesso solo l’aspetto tragico, attraverso il confronto tra generazioni diverse. Nelle parole dell’autore ‘Due ragazzi – uno dei quali è il mio alter ego – che ripercorrono, dialogando, i luoghi di Levi: come si potrebbe fare sfogliando un album di famiglia.’
Tremate, tremate! Alcune giovani attiviste straniere dibattono sulla risorgenza del femminismo in tutto il mondo, dall’Argentina alla Polonia. E qui sorge una riflessione spontanea. Mentre nel resto del mondo il dissenso femminista è guidato da giovani, nel nostro paese il movimento femminista appare ancora territorio esclusivo delle femministe storiche. Non emergono negli spazi di discussione, nel cd. public discourse, le giovani attiviste, che pure ci sono. Insomma il femminismo italiano beneficia di un’eredità importante, ma che dovrebbe lasciare spazio e visibilità alle nuove generazioni.
Cent’anni dopo. Ricordi di guerra, sguardi di pace.Come dice il giornalista Paolo Rumiz ‘La guerra di movimento non lascia tracce, quella di posizione scolpisce il territorio’. La curatrice Giovanna Calvenzi propone un Trentino scolpito dalla prima guerra mondiale attraverso le immagini di cinque fotografi contemporanei. Fortezze, residui bellici, monumenti della memoria, strade militari sono parte integrante del paesaggio, perfettamente inseriti in un contesto di natura maestosa e di turismo talvolta massificato che porta tra quelle montagne silenziose escursionisti, sciatori, ciclisti spesso inconsapevoli del passato ingombrante che li circonda.
Anna Lisa Ghini Giglio
Master dall’Universita’ Lumsa di Roma e Dottorato all’Universita’ di Hull (Gran Bretagna). Ha effettuato ricerche su minoranze etniche, conflitti statali e non statali, violenza e non violenza politica collaborando con IsIAO (Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente) e CeMiSS (Centro Militare di Studi Strategici) di Roma e le Universita’ di Trieste e di Udine. Ha vissuto in Cina, Giappone, Hong Kong e Pakistan.
Tremate tremate le streghe son tornate!
Brava Anna Lisa grazie per gli aggiornamenti’
Grazie per questo grande aggiornamento culturale, Anna Lisa. Approfondito e documentatissimo!