di Agnieszka Tombińska
Roma. La possiamo visitare in tanti modi, ma spesso finiamo per fare la stessa scoperta: dietro la costruzione di uno splendido edificio, di una grande opera, c’è un uomo che voleva diventare immortale, che voleva dare un contributo importante ad un particolare momento storico, lasciando un segno indelebile nel tempo e nel paesaggio dell’Urbe.
Chi potrebbe essere? Un Papa? Un nobile? Un uomo politico? Niente di tutto questo: dietro al celebre Teatro dell’Opera di Roma – una perla dell’architettura neorinascimentale che abbiamo scoperto grazie all’ACDMAE – c’è stato un grande imprenditore edile arrivato dal nord Italia, in tempi di grandi cambiamenti per Roma, che stava per divenire Capitale del Regno: Domenico Costanzi.
Costruttore di palazzi e hotel, volle che la città in cui si era appena stabilito si dotasse di un moderno teatro, un Teatro dell’Opera, arte italiana per eccellenza. E in questo progetto investì tutte le sue risorse. Voleva infatti un edificio adeguato a una città in piena trasformazione e che stava proiettandosi verso nuovi quartieri come l’Esquilino. Un progetto che segnasse un nuovo inizio per la città Eterna. Inaugurato nel 1880 con l’esecuzione della Semiramide di Rossini, il Teatro fu subito molto apprezzato per la sua architettura. Nel 1928, fu acquisito dalla Municipalità di Roma, ingrandito ulteriormente e ribattezzato « Teatro Reale dell’Opera » (ben visibile lo stemma sabaudo sulla cornice alta del sipario, sopravvissuto ai colpi del tempo e della storia) Infine, nel 1945, dopo la caduta della monarchia, diventa « Teatro dell’Opera », nome che utilizziamo tutt’oggi, assieme a quello originario di « Teatro Costanzi ».
Ad accompagnarci alla scoperta del Teatro, una guida di eccezione: Francesco Reggiani, Direttore dell’Archivio Storico dell’Opera di Roma, persona di grande cultura e passione per il suo teatro. Le spiegazioni e i racconti con i quali ci ha deliziato, hanno letteralmente rapito il nostro Gruppo.L’ingresso nella sala vuota e in penombra è stato il vero momento magico della nostra visita: sul palco illuminato, due uomini immobili e in silenzio davanti a un muro distrutto da un elefante. Improvvisamente, uno dei due si sposta e si ferma di nuovo, immobile, su comando del regista: si aveva l’impressione di vedere « due personaggi in cerca d’autore » o, magari, di una piéce teatrale; invece avevamo assistito a una delle ultime prove luci per la prima de « Le Nozze di Figaro », diretta daStefano Montanari con la regia diGraham Vick.
Seduti al centro della platea vuota, ancor prima che la nostra guida ce ne parlasse, abbiamo realizzato quanto fosse perfetta l’acustica della sala: dalle prime parole pronunciate, abbiamo sentito la sua voce cambiare, amplificarsi, arrotondarsi e riempire tutto lo spazio. La sala è stata poi illuminata per ammirare la bellezza della cupola, uno dei segreti dell’incredibile acustica del teatro. Ascoltando la storia di questo magico luogo, abbiamo potuto ammirarne la bellezza composta, i tre ordini di palchi separati da sottili colonne, l’imponente lampadario di cristallo, il più grande d’Europa, tutt’oggi considerato un capolavoro dell’arte vetraia di Murano.
Interessantissima la visita « dietro le quinte », una rara opportunità per veder da vicino alcuni elementi stupefacenti della coreografia – per esempio l’effettodirompente di un fondale con un enorme elefante imbizzarrito mentre frantuma un muro – e il complesso sistema di funi per cambiare la scena senza far rumore. Colpisce anche il contrasto fra l‘elegante ‘grandeur ‘ del palcoscenico e lo stretto corridoio che porta ai camerini degli artisti, sulle cui porte c’è il nome del personaggio interpretato.
La nostra visita si è conclusa nel piccolo museo del teatro, come la stanza di un collezionista, stipato di oggetti che ne testimoniano la storia: dipinti, busti, foto, locandine, articoli di giornale, e accessori vari. Un universo di ricordi che tornavano in vita ai nostri occhi, come per incanto, grazie ai racconti della nostra guida. Nella hall, sontuosi costumi sartoriali e alcuni frammenti di celebri scenografie del passato testimoniano anche la collaborazione fra il Teatro e grandi Maestri come Picasso, Chagall, De Chirico, Visconti e Zeffirelli.
Una sola cosa importante, purtroppo, mancava: la musica. Ma per questo si dovrà ritornare di sera, muniti di biglietto.
Agnieszka Tombińska
Polacca, laureata in Lettere e madre di dieci figli si è trasferita nel 2016 a Roma, a seguito del marito Ambasciatore dell’Unione Europea presso la Santa Sede, l’Ordine di Malta, le agenzie dell’ONU a Roma e la Repubblica di San Marino. Oggi è anche vicepresidente della VAWA, la Vatican Amassadorial Woman’s Association.