di Pucci Biffi Rastrelli
C’è stato un tempo, neppure troppo lontano, in cui Roma (e non Milano) teneva a battesimo le nostre migliori Maison di moda e le lanciava nell’Olimpo mondiale dei grandi. Erano gli anni in cui la moda italiana muoveva i suoi primi passi e non a caso sceglieva la splendida Città Eterna – di “Vacanze romane” e de “La Dolce Vita”, di Trinità dei Monti e delle star di Hollywood – per inaugurare i suoi atelier. Da Battistoni a Valentino, passando per Capucci, Balestra, Fendi e Gattinoni (solo per ricordarne qualcuno) non c’è un solo grande stilista che non si sia formato nella Capitale e non vi abbia aperto almeno una vetrina, contribuendo allo sviluppo del Made in Italy.
Oggi la Capitale della nostra moda è Milano e di lì passano anche le firme più rinomate del design e di tutto ciò che fa tendenza. L’Alta Moda “parla” per lo più francese e i suoi giovani campioni si formano alla Saint Martin School, nella dinamica e cosmopolita Londra….Ma non è detto che continuerà ad esser cosi.
L’ho capito scoprendo una delle più prestigiose fucine di sarti e costumisti del mondo che, non a caso, si trova in uno splendido palazzo dei primi del ‘900, affacciato sulle rive del Tevere, tra Castel Sant’Angelo e Piazza Navona. E’ la famosa Accademia di Costume e di Moda, un tempio della creatività italiana, dove quotidianamente l’Arte si sposa con lo stile e con il savoir-faire. Era stato questo l’argomento di conversazione a una cena, durante la quale ero stata inaspettatamente invitata da un elegante vicino di tavola, a visitare l’Accademia….Non avrei potuto ambire a una guida più preparata e competente! Con lui, Andrea Lupo Lanzara, vice presidente dell’ACM, ho avuto la fortuna di compiere il mio primo “viaggio” in questo magico luogo. Abbiamo attraversato insieme un ampio cortile che porta a una superba scalinata “percorsa” da manichini che indossano l’Alta Moda dell’ultimo secolo: i modelli che hanno fatto storia su Harper, Bazar, Elle e Vogue d’incanto si sono materializzati lì dentro, di fronte ai miei occhi. Poco distante, una ricchissima biblioteca ospita tutti i numeri delle più celebri riviste di moda internazionali, da fine ’800.
Continuando la visita “conosco” la donna che già nel 1964 ebbe la visione di creare un Ateneo per la formazione di grandi sarti e costumisti: è Rosana Pistolese, fondatore dell’Accademia e un suo intenso ritratto, sopra a una scritta, mi guarda da una parete: “Abbiamo sempre considerato la Moda come Costume, come Cultura, come Umanità. Questa umanità del Costume spiega anche come ogni civiltà esprima sempre il proprio stile con carattere simbolico e significante e sempre attraverso l’Arte, che è opera dell’uomo. Il Costume è allora l’insieme delle mode che mutano, è la stessa evoluzione umana, è la sensibilità, è la misura di ciascuna epoca e di ciascuna cultura”. Sono parole sue e marcano perfettamente la distanza tra quest’Accademia e la miriade di scuole che sono comparse ovunque nel mondo, sulla scia del successo del fashion system.
I tre piani dell’Accademia ospitano classi e laboratori di diversi livelli, per la sperimentazione e l’apprendimento in ogni possibile campo: dalla sartoria artigianale alla sperimentazione su materiali nuovi, dal costume teatrale a quello cinematografico. Ogni spazio è diversamente attrezzato e caratterizzato da un “look” che lo rende unico. Dappertutto si respirano storia, tradizione e arte. E non stupisce sapere che in quelle stanze hanno studiato molti dei nostri grandi: Alessandro Michele, Frida Giannini, Tommaso Aquilano, Marella Ferrera e tanti altri. E si sono anche formati costumisti di fama internazionale, come Francesca Sartori, e premi Oscar come Manlio Rocchetti, oltre a una marea di stylist che oggi collaborano con star di tutto il mondo.
La visita all’Accademia racconta lo stile italiano ed esalta la bravura dei suoi artigiani presenti, alcuni dei quali sono anche insegnanti dei corsi. La ricchezza dei suoi archivi è inimmaginabile e sottolinea quanto la creatività, la capacità e la manualità dei nostri operatori del settore sia unica. Diversamente da ciò che si pensa, questo “tempio” continua tuttora a sfornare stilisti di fama mondiale. Pensiamo al geniale Alessandro Michele, direttore creativo della Maison Gucci dal 2015, e protagonista di quella rivoluzione “social e genderless” che ha portato al rilancio internazionale del brand. Acclamato in tutto il mondo (l’unico italiano incluso nella lista del Time delle persone più influenti della Terra nel 2017) Michele incarna perfettamente la filosofia dell’Accademia Costume e Moda, con le sue citazioni pop simpaticamente accostate ai versi di Lorenzo il Magnifico o alle frasi di romanzi francesi, i colori esuberanti dei tessuti e le linee innovative. In passerella, come dicono i suoi estimatori, porta un distillato d’arte, di bellezza, di stile “flamboyant” e spettacolare.
E allora come non dar ragione a chi sostiene che il futuro della moda italiana passa dal Lungotevere? Chi scorge nell’“allontanamento” di Londra (e del Saint Martin College) nuove opportunità per l’Accademia di Roma potrebbe averci visto lungo…
Pucci Biffi Rastrelli
Consulente, ha lavorato in ogni “approdo” del marito diplomatico, e anche a Roma. Ha allestito mostre di Alto Antiquariato per la Fiera di Vicenza, ha collaborato alla creazione dell’ufficio romano di Franco Maria Ricci e ha curato le pubbliche relazioni del Designer Cleto Munari. Nel 2017 lancia con l’ACDMAE l’International CineFestival, un’iniziativa che tuttora porta avanti a nome dell’Associazione.