di Fabrizio Petri
Da anni studio come la nonviolenza abbia influito sulla nascita e la strutturazione delle società odierne. Un tema su cui ho pubblicato già due saggi, “Karma Aperto” (2012) e “Dharma Aperto” (2014) e che ora tratto in maniera più divulgativa in un nuovo libro, questa volta un romanzo: “Prometeo Beat– L’ascesa della nonviolenza universale”.
Primo di due romanzi, “Prometeo Beat” è innanzitutto un romanzo storico suddiviso in due parti: “Dharma Road” e “Devi Cyberpunk”. I protagonisti principali sono realmente esistiti e sono il poeta Beat americano Allen Ginsberg e il regista punk inglese Derek Jarman. Attraverso le loro avventure, legate in buona parte all’India, si viaggia nel cuore della controcultura, dall’inizio degli anni ‘60 fino alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso, in tutte le varie fasi, dalla Beat Generation alla Rivoluzione Psichedelica e poi al Cyberpunk, fino ad arrivare agli albori della nascita di Internet. Accanto ai due protagonisti vi sono molte altre figure storiche, da Jack Kerouac a Tiziano Terzani, da William Burroughs a Jaen Genet. Alcune, poi, sono ancora in vita, come Patti Smith, che nel romanzo fa da trait d’union fra i due protagonisti principali.
Ispirato dal lavoro del sociologo Manuel Castells, autore del famoso “La Nascita della Società in Rete”, “Prometeo Beat” mira a far capire come la nonviolenza sia, accanto ai fattori militar-industriali ed accademico-scientifici, uno degli ingredienti della nascita delle moderne società interconnesse.
Come è noto, grazie all’incredibile genio del Mahatma Gandhi, l’antichissimo concetto di Ahmisa – non arrecare nocumento ad esseri viventi – da strumento di carattere religioso di salvazione personale, è diventato strumento di lotta socio-politica: la nonviolenza. Seguendo le orme del Mahatma, importanti leader politici come Nelson Mandela o Vaclav Havel hanno potuto compiere rivoluzioni nonviolente. Contemporaneamente però si sviluppò anche un’altra vena della nonviolenza, legata appunto alla controcultura. Una vena più conosciuta per le sue mirabilia pop (le perfomance di John Lennon o i readingdi Allen Ginsberg) che non realmente studiata, ma il cui impatto sociale è stato invece altrettanto straordinario. Al punto tale che, in un certo senso, vi siamo oggi ancora completamente dentro.
Questa è la vena della nonviolenza che indago nel romanzo. La definisco: “Accezione connettiva della nonviolenza”. Ecco come Derek Jarman, in un’intervista che costituisce uno dei passaggi intellettuali più importanti di “Prometeo Beat”, ne descrive il decorso:
[Intervistatrice] Abbiamo tutti visto “Suffer”, il tuo straordinario video sul nuovo album della band punk californiana dei Bad Religion. Ma ora, in realtà, tu ci stai parlando di un collegamento tra nonviolenza, nuove tecnologie e cyberpunk.
DJ: Grazie per i complimenti su Suffer, per me ha un’importanza tutta speciale. È stato un ritorno alle origini punk da cui sono uscito rinnovato. È stato proprio mentre giravo quel documentario che mi sono reso conto che dovevo capire la nonviolenza: la decisione del mio viaggio in India l’ho presa in California, grazie ai Bad Religion. Giovani integri, animati da un grande impegno civile contro le diseguaglianze e la crisi ambientale. È grazie a loro che ho acquisito una nuova consapevolezza su ciò che sta succedendo in California: il continuum punk-hacker-cyberpunk non sarebbe ciò che è senza l’impulso originario della visione controculturale beat e psichedelica incentrata sulla vita comunitaria e la nonviolenza gandhiana. C’è tutta una storia da scrivere su come la Controcultura con la sua visione comunitaria, nonviolenta, intersoggettiva abbia influenzato la nuova rivoluzione tecnologica e informazionale californiana e il mondo degli hacker. Basti pensare al ruolo svolto da unMerry Prantkstercome Stewart Brand, che ha avuto la genialità di collegare il mondo scientifico, le comunità underground e l’apparato militar-industriale con il World Earth Catalogue, embrione sulla scia del progetto militare ARPANET, di tutto il mondo informazionale e della società tecnologica che si sta sviluppando. Ancora una volta la California, e in particolare la bay area di San Francisco, è al cuore di tutto. Un film come War Games, uno dei migliori film sugli hacker, del 1983, la dice lunga. Ma ciò di cui parla, per quanto vero, è già preistoria. Le dinamiche creative degli hacker raccontate lì stanno per essere amplificate a dismisura dalla liberalizzazione della telefonia negli Usa, dall’incredibile diffusione dei personal computer e dall’affermarsi della Realtà Virtuale dei Cyberpunk. Penso sinceramente che siamo alle soglie di qualcosa di rivoluzionario. Sta nascendo una vita comunitaria digitale in rete e la nonviolenza ne è alla base. Ecco: bisogna rendersi conto che la più grande rivoluzione del nostro tempo, quella delle nuove tecnologie connettive e della nascente società informazionale, non sarebbe concepibile senza la nonviolenza. Io chiamo tutto ciò “accezione connettiva della nonviolenza”.
“Prometeo Beat” vuole essere anche un omaggio a una certa visione del mondo che chi crede nella nonviolenza incarna. È quello che alcuni definiscono il “cuore segreto” della controcultura, soprattutto quella che divenne più famosa, a cavallo fra gli anni sessanta e settanta, con gli hippy e il “flower power”, senza che però ne fosse percepita fino in fondo la perdurante dose rivoluzionaria: la nonviolenza come un patrimonio psichico di natura femminile proprio di tutti gli esseri umani, a prescindere dal sesso biologico. Non a caso Gandhi si definiva Madre della patria piuttosto che Padre. Non a caso lo stesso Derek Jarman, in un altro passaggio dell’intervista, può dire:
[Intervistatrice] E così torniamo all’inizio della nostra conversazione. Questa idea di India, la vita comunitaria, una certa idea di femminile, la nonviolenza di Gandhi, sono tutte nozioni da te rivitalizzate, per affrontare le sfide della nuova rivoluzione tecnologica, grazie alla tua “Accezione connettiva della nonviolenza”. Forse è necessario comprendere il legame tra idea del femminile e connettività, o sbaglio?
DJ: Certo, e se si guarda al Femminile come a un potenziale psichico di connettività, si comprende perché la nonviolenza grazie alla controcultura sia al cuore della nascente società in rete. Connettività e immedesimazione sono elementi costitutivi della nonviolenza, esattamente come lo sono per la nuova dimensione sociale nell’era tecnologica. Vorrei precisare che non si tratta di dominio delle donne. Quando parlo del valore del femminile faccio riferimento a un patrimonio psichico posseduto da tutti gli esseri umani. Le donne l’hanno in maniera più accentuata, forse per ragioni biologiche, ma è comunque un valore che appartiene all’umanità intera. Spetterebbe alle donne svelarne il potenziale, farne capire l’essenza, e soprattutto la validità per l’oggi. Il mondo è sempre più uno. La violenza é irrazionale, la nonviolenza è il futuro. La nuova società in rete che sta nascendo è destinata a incarnare tale visione razionale, ma allo stesso tempo empatica.
Naturalmente, essendo “Prometeo Beat” un romanzo, vi si ritrovano molti ingredienti narrativi come l’amore, l’avventura, l’amicizia, incontri trasformatori, litigi, separazioni, riconciliazioni, fallimenti e rinascite. Fra i miei primissimi lettori, alcuni cari amici sono rimasti anche molto commossi da certi passaggi, intimi e drammatici, del romanzo. Ma è soprattutto l’India, con le sue leggende che diventano realtà, con il suo variegato mondo che esplode nelle stradine e nei ghatsdi Benares – la città sacra sulle rive del Gange in cui sia Allen Ginsberg che Derek Jarman si recano in cerca di risposte esistenziali – che emerge come una dei protagonisti di un romanzo che, come i precedenti saggi che ho scritto, vuole anche essere un’occasione di dialogo fra culture diverse ma ricche di reciproche contaminazioni.
Fabrizio Petri
Nato ad Ancona, si laurea in Legge a Bologna ed entra in carriera diplomatica nel 1989. Ha prestato servizio a Nuova Delhi e Parigi, ha il grado di Ministro Plenipotenziario e, dopo numerosi incarichi, dal settembre 2016 diventa Presidente del Comitato Interministeriale per i Diritti Umani (CIDU). Ateo e vegetariano, crede nella nonviolenza, tema che è anche al centro del suo nuovo romanzo: Prometeo Beat – L’ascesa della nonviolenza universale (Moretti & Vitali, maggio 2019). Fabrizio Petri è anche un attivista gay, Presidente dell’Associazione di dipendenti LGBTI del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Globe-MAE.