Il treno dei bambini

di Marzia Brofferio Celeste

di Viola Ardone, ed. Einaudi  2019 – pag. 248

Italia. Napoli. 1946. La guerra è appena finita e l’Italia è prostrata, le famiglie distrutte, l’economia a pezzi. Soprattutto nel Meridione. Nasce così un movimento sociale e spontaneo di solidarietà collettiva: genuino, puro, senza nessun tornaconto. Famiglie del Nord che si rendono disponibili ad ospitare a casa loro un bambino meno fortunato del Sud per un intero anno scolastico, per dare “respiro” a chi ha sofferto di più dalla guerra e dall’occupazione. Un gesto che viene applaudito e fatto proprio dai vertici del Partito Comunista Italiano ma che trova un forte ostacolo nella diffidenza e ignoranza dei meno istruiti e più umili (terreno fertile per le leggende metropolitane sui comunisti che deportano tutti in Siberia e che mangiano i bambini).

Protagonista di questa storia è Amerigo, un bambino di 7 anni che una mattina viene fatto salire, solo e senza troppe spiegazioni, su un treno diretto al Nord: destinazione Modena. E’ per lui e per i suoi compagni di viaggio un’esperienza nuovissima, eccitante e al tempo stesso spaventosa. E’ la prima volta che si allontana da casa, e grazie alla scaltrezza e spavalderia propria dei ragazzini “dei vicoli” riesce a trasformare questa esperienza in una vera occasione di rinascita. Ma è una rinascita che paga a caro prezzo: separazione, abbandono, rottura sono alcuni degli aspetti che dovrà affrontare per potere crescere e realizzare i propri sogni.

Il libro si divide in due parti: la prima suggestiva, commovente, a volte ironica e comica, ci fa capire come una medesima situazione possa essere vissuta in modo diverso da ogni personaggio: arrivati nella nuova “famiglia” c’è chi scappa, chi resta, chi torna e anche chi non torna più. La seconda, forse meno convincente, racconta invece la fase adulta di Amerigo ed il suo tornare alle origini per fare i conti con il passato. Un po’ sulla scia del film “Cinema Paradiso”.

Il romanzo si basa su una vicenda realmente accaduta, che l’autrice ci suggerisce di approfondire grazie ad una ricca bibliografia (allegata alla fine del libro). Scorre velocissimo, con un linguaggio continuamente inframmezzato da termini ed espressioni tipiche napoletane e con descrizioni che solo gli occhi innocenti di un bambino estremamente intelligente possono cogliere. I diversi personaggi che si incontrano -la madre, l’amante, gli altri bambini, la famiglia ospitante – sono ben descritti e verosimili.

Non è un romanzo drammatico, seppure la vicenda lo sia profondamente, perchè Amerigo ci mette a confronto due realtà coesistenti ma molto differenti, con una semplicità e una ingenuità che fanno tenerezza. E’ una storia di solidarietà ed altruismo. E’ una fotografia implacabile di una Italia decisamente spaccata in due, descritta nei dettagli del quotidiano, ma senza moralismi di sorta, senza il dito puntato. Una semplice constatazione di due mondi diversi che appartengono orgogliosamente ad un medesimo paese: l’Italia.

 

Marzia Brofferio Celeste

Laureata in Bocconi in Economia Aziendale, dopo un anno di lavoro alla Commissione UE di Bruxelles diventa consulente (Head Hunter e Formazione Manageriale) per numerose multinazionali in Italia, in Francia ed in Belgio.
Madre di due figli, ha sempre partecipato attivamente alle diverse associazioni dei genitori, ai consigli d’istituto e ai comitati di scuola e oggi è membro APE del Lycée Chateaubriand di Roma.
Ha vissuto in Siria (Damasco), Bulgaria (Sofia), Belgio (Bruxelles), Regno Unito (Londra). Dal 2010 è membro del Coro ACDMAE.

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