di Fabiana De Vincenzi
Un mago inconsapevole dei suoi pieni poteri viene messo in difficoltà e scopre di essere capace di cose straordinarie. Questa scena apparsa in una recente serie televisiva, è la prima cosa che mi è venuta in mente quando ho letto di Perfettooo! E così, fra le tante cose che questo anno ci ha insegnato, talvolta ricordato, è che ci sono persone che nelle avversità trovano il modo di superare gli ostacoli creando qualcosa di nuovo, che migliora anche il presente. Di fronte alla chiusura di musei e spazi espositivi Maria Cristina Didero , Annalisa Rosso e Mr. Lawrence hanno pensato di crearne uno virtuale, per arte digitale, costruito ad hoc. Arte à porter. Sempre disponibile, da computer e smartphone. Perfetooo! Niente più imprevisti con enti e maestranze ma solo tanta creatività a dare forma luce e suono al contenitore ideale per un’esposizione fuori dal comune. Una grande opportunità anche per l’artista, per una volta anche curatore, che si trova a immaginare l’esperienza del visitatore in tutti i suoi aspetti, a concepire e realizzare un’opera d’arte totale, contenuto e contenitore, dove lo spazio partecipa non per sua propria bellezza e appropriatezza ma per sua concezione.
Emozione, coinvolgimento, comunicazione sono allora le sfide per questo grande progetto innovativo. E credo lo avessero ben presente anche Objects of Common Interest, i primi artisti invitati, che per stabilire un legame con il visitatore ribaltano il processo tradizionale ,fruitore-opera-emozione, e scelgono di partire da quest’ultima. L’opera è stata preceduta da uno studio approfondito messo anche a disposizione del visitatore desideroso di approfondire e seguire il treno dei pensieri di questo progetto. Psicologia dell’introspezione e dell’interazione e più in generale una ricerca sulle emozioni hanno portato alla scelta di dieci parole-stati d’animo, archetipiche per gli artisti, tra cui scegliere in base al momento: euforia, curiosità, solitudine, divertimento, impazienza, dubbio, sollievo, nostalgia, brama, disperazione. E poi conscio-inconscio, positivo-negativo. Una triplice scelta che ci porterà nella parte della mostra che più ci corrisponde in quel momento, in realtà dentro noi stessi. Una breve gita di introspezione, l’inconscio che si materializza in una realtà virtuale dove oggetti di design si mescolano a trame materiche, suoni e movimenti in un insieme che è lontanissimo dalla perfezione delle immagini alle quali siamo abituati. L’opera parla alla nostra parte più intima, dove tutto è vago, sfumato, mescolato come in un sogno e come tale irrealizzabile se non attraverso la realtà virtuale. Scatta a questo punto la curiosità, come quando da bambini al mare scoprivamo sotto il pelo dell’acqua un altro mondo di immagini suoni e sensazioni, e il desiderio che ci spingeva ad esplorare riemerge, il computer è la nostra maschera. Allora provi un’altra parola, un altro umore e cerchi di immaginare il percorso che ha portato l’artista a concepire quell’ambiente, quella forma, quel suono. Come Back Tomorrow è un momento per se stessi, una meditazione, un posto tranquillo di cui oggi abbiamo bisogno tutti, incapaci come siamo di fermare la nostra corsa quotidiana. È un gioco per l’anima al quale ricorrere ogni volta che sentiamo il bisogno di far emergere le nostre emozioni, di comunicare, una risorsa. Come Back Tomorrow parla a tutti noi e invita a tornare anche l’indomani, qualunque sia il nostro umore, perché troveremo qualcosa di diverso che comunque ci corrisponderà, qualcosa che l’artista ha pensato per noi.
Fabiana De Vincenzi
Architetto e designer, ha vissuto a Sarajevo, Vienna e Roma alternando collaborazione con studi professionali e incarichi personali. Dal 2016 ha un suo studio professionale e si dedica all’ambito residenziale concentrandosi sulle problematiche di chi trasloca frequentemente per lavoro come ristrutturazioni a distanza e case nomadi. E’ iscritta all’Ordine degli Architetti di Roma dal 2013. Oggi è consigliere ACDMAE responsabile Eufasa e gruppo Formazione & Lavoro