di Asher Berry
Molti considerano il Cile come una grande isola. Il paese piu’ lungo e più stretto al mondo, e’ anche il paese piu’ a Sud del mondo, l’unico a intersecare ben tre continenti: l’America, l’Oceania e l’Antartide. Lambito da uno dei deserti piu’ aridi del pianeta, chiuso tra oceani agitati da una parte, e impervie catene montuose dall’altra, il Cile e’ stato per gran parte della sua storia di fatto “isolato”. Una peculiarita’ che emerge dalla sua splendida natura incontaminata, dalla personalita’ del posto e della gente, cresciuta in isolamento, come su un’isola o in remote zone montane.
Siamo sbarcati a Santiago alla fine di settembre 2018, dopo aver volato sulla tratta diretta da Roma, allora la piu’ lunga possibile, offerta da Alitalia. Eravamo carichi di valige, incluso la gabbia da trasporto del gatto, non propriamente felice del viaggio: oltre 15 ore interminabili d’aereo, 26 ore complessive in movimento, da porta a porta, per giungere in quella che sembrava per davvero una destinazione dall’altra parte del mondo. Lasciavamo il tiepido autunno romano per immergerci nella rigogliosa vegetazione primaverile di Santiago. Improvvisamente, il nostro sole attraversava il cielo da Nord e non da Sud e la notte si illuminava di stelle a noi sconosciute. Queste non erano le sole novita’: Mauro, mio marito, sarebbe stato Ambasciatore d’Italia e per la prima volta avremmo vissuto in una Residenza di Stato. Dopo aver svuotato un piccolo appartamento romano preso in affitto e messo in deposito gran parte dei mobili, abbiamo sistemato i nostri libri, qualche suppellettile e gli effetti personali in un’enorme dimora di fine ‘800 circondata da ampi giardini e collegata agli uffici dell’Ambasciata. A San Francisco, mentre Mauro era Console Generale, ero solito dare una mano in qualche evento. Ma ora nel mio nuovo ruolo avrei avuto mansioni piu’ complesse e anche uno staff da coordinare per gestire una grande Residenza. A tutto cio’ s’aggiungeva il fatto che ancora non gestivo perfettamente l’italiano, la mia quarta lingua, mentre lo spagnolo era ben lontano dall’essere la mia quinta: mi sono dovuto spesso improvvisare in piccole conversazioni di base, oppure mettermi nelle mani di inglesi o di italiani per comunicazioni piu’ complesse.
Durante il nostro primo anno in Cile abbiamo avuto la fortuna di poter visitare molti posti e apprezzare la strepitosa bellezza del Cile, con la sua grande varietà di paesaggi. Abbiamo viaggiato verso Sud, dall’ importante area vinicola di la Valle di Colchagua fino alla regione dei laghi e poi, sempre piu’ a Sud, abbiamo ammirato i famosi vulcani dalla forma conica, nelle Ande, e ancora, visitato Puerto Varas detta la citta’ delle rose, e Puerto Montt. Dalle Regione di Aysen, abbiamo esplorato la Patagonia con il suo meraviglioso parco nazionale, fino a Puerto Natales con i ghiacciai di Torres del Paine e Punta Arenas, sullo Stretto di Magellano, che si affaccia sulla Terra del Fuoco. Siamo stati a Casablanca, Valparaiso e in tantissime altre località che sorgono lungo una delle coste più belle del mondo.
Il Cile, oltre la sua bellezza naturale mozzafiato, ci ha regalato anche tantissimi incontri interessanti e sempre diversi: politici, artisti, architetti, giornalisti, scrittori e accademici insieme a una simpatica comunita’ diplomatica. Tante persone dai background più disparati, molte delle quali sono diventate nostri amici. Complice l’atmosfera cordiale che si respira a Santiago, infatti, e’ particolarmente facile conoscere sempre nuove persone e sviluppare velocemente i contatti. E, a ben pensarci, per me e’ proprio questa dimensione profondamente umana della vita diplomatica all’estero quella che piu’ arricchisce. E non e’ tutto perche’, nel mentre, la nuova vita a fianco di un Ambasciatore mi obbligava anche a diventare un pianificatore di eventi di ogni tipo: dalla colazione d’affari per quattro, al pranzo formale per 22, fino ai grandi buffet e ai cocktail in piedi con cento e piu’ invitati. Mi e’ anche capitato di dover organizzare un matrimonio per amici giunti dall’Italia, con mio marito nel ruolo di ufficiale celebrante.
Con l’aiuto di alcuni chef italiani in visita, sono riuscito a perfezionare la cucina italiana proposta dal nostro talentuoso chef cileno. E ho anche imparato, giorno per giorno, a gestire qualsiasi tipo di piccola o grande emergenza, cercando sempre di trovare soluzioni e far funzionare tutto in tempo per gli eventi. Cosa non sempre facile negli spazi e con i mezzi di cui disponevamo cosi’ come non e’ stato facile risolvere al quotidiano tutti i problemi che si possono incontrare dovendo mantenere in buono stato una dimora di almeno 120 anni, con grandissime stanze, finestre che tremano e parquet che scricchiolano.
Si dice non a caso che la nostra Residenza sia abitata dai fantasmi. Una volta Isabel Allende ci confido’ addirittura che questa casa fu una di quelle che ispirarono il suo famoso romanzo “La Casa degli Spiriti”. Ma la cosa piu’ importante che ho imparato qui e’ senz’altro quella di non temerli: quando le luci si abbassano e gli ospiti si lasciano volentieri distrarre dal buon cibo e dai drink, e allora non si accorgono ne’ dei cigolii, ne’ dei difetti di casa che noi ben conosciamo (a differenza dei presunti fantasmi!). Insomma, l’attitudine giusta in certi casi e’ tutto ed avercela e’ diventata una delle “vocazioni” che non avrei mai pensato di avere.
Con il senno di poi, mi rendo anche conto della fortuna di aver potuto visitare questo bel Paese nel nostro primo anno di missione: il secondo e il terzo, infatti, hanno posto qualche sfida in piu’. Nell’ottobre del 2019 eravamo al festival di jazz di Frutillar, una bella cittadina sul lago incorniciata da vulcani dalla cima sempre innevata. Prima di partire avevamo sentito che degli studenti stavano manifestando pacificamente contro gli aumenti tariffari della metro, ma eravamo lo stesso giunti tranquillamente a Frutillar, dove avevamo fatto il check-in in hotel prima affrettarci a trovare un ristorante prima ancora aperto a quell’ora. E’ stato lì che, a un certo punto, abbiamo visto tutti i presenti mettersi attorno a un televisore acceso in sala: qualcosa stava bruciando. Le proteste erano sfociate in scontri e Santiago era già in buona parte teatro di scontri. L’edificio che stava bruciando era peraltro la sede di una società italiana e la situazione stava velocemente precipitando verso lo stato d’emergenza.
Ci vollero parecchi giorni prima di riuscire a tornare nella Capitale: gli aerei e anche le corriere erano stati cancellati.Siamo tornati a casa grazie a un permesso speciale per guidare dopo il coprifuoco ottenuto dal nostro autista. Santiago era deserta e la notte, gli unici movimenti occasionali erano quelli dei poliziotti o dei mezzi militari.
Dopo il controllo dei documenti le forze dell’ordine ci permisero di rientrare sani e salvi tra le mura sicure della nostra Ambasciata ma in un Paese molto diverso da quello che pensavamo di conoscere. Certo, eravamo pienamente coscienti dei numerosi problemi che affliggevano molte parti della societa’ cilena, eppure non avremmo mai immaginato che quella “oasi pacifica e prospera dell’America Latina” potesse subire cambiamenti tanto radicali quanto repentini. Con la nostra conoscenza della società cilena, facilitata dal fatto di avere tanti amici con passati diversi, potevamo capire molte delle questioni che erano all’origine della sommossa. Cio’ nonostante il quotidiano divenne molto piu’ difficile: la protesta s’ingrossava e gli scontri tra i rivoltosi e le forze dell’ordine diventavano sempre piu’ violenti. Per un po’ di tempo non ce la siamo sentiti di lasciare il nostro quartiere per muoverci in altre zone della Capitale.
Nel 2020, mentre il governo cominciava ad affrontare le ragioni delle sommosse e programmava un referendum per una nuova Costituzione, piu’ vicina alle istanze sociali, anche noi, come il resto del mondo, siamo stati travolti da un’altra crisi: l’epidemia di Covid. Quest’ultimo anno e mezzo, in realtà, abbiamo vissuto in Cile esattamente come tanta altra gente in giro per il mondo. Tutti sappiamo come, senza bisogno di aggiungere altro. Speriamo solo di riuscire a vedere in qualche modo la fine dell’emergenza per vivere almeno l’ultimo periodo di permanenza in questo Paese per tanti motivi speciali, in modo “normale”. O quasi.
Asher Berry
Israelo-americano, e’ stato per anni ricercatore in campo di genetica molecolare all’Universita’ di Tel-Aviv. Qui, piu’ di 20 anni fa, incontra Mauro, il suo partner (oggi marito), all’epoca un giovane diplomatico al suo secondo incarico all’estero. Successivamente, pur di condividere la vita con lui, si e’ improvvisato in nuovi lavori e carriere “portatili”. Ma la sua piu’ grande sfida (vinta) e’ stata senza dubbio quella di imparare ad essere italiano e a rappresentare l’Italia al meglio, man mano che progrediva la carriera del consorte e aumentava parallelamente anche la sensibilita’ verso le coppie dello stesso sesso, in Italia e in gran parte del Mondo.
Questa doppia sfida lo ha portato a San Francisco (Usa) ed, oggi, a Santiago con il marito, Ambasciatore d’Italia in Cile.