di Roberta Carnovale Mancini
Avevo sentito parlare di Asmara in termini entusiastici già tanto tempo fa, ma non avevo davvero prestato grande attenzione a quei racconti, mai pensando che un giorno avrei potuto confermare di persona queste considerazioni.
Siamo arrivati ad Asmara nel settembre del 2020, quando il Covid aveva cominciato a terrorizzare tutto il mondo, me compresa: al solo pensiero di trasferirmi in Africa, dove c’è penuria di assistenza sanitaria, il mio unico desiderio era di rimandare il più possibile il nostro volo. Ma alla fine, dopo vari tira e molla, la data è stata fissata.
Una volta atterrata ricordo di essere stata subito colpita dal lunghissimo viale alberato che dall’ aeroporto arriva al centro della città: palme e oleandri in fiore ci hanno accompagnato fino alla nostra nuova residenza, la splendida Villa Roma. Quasi certamente la villa più bella della città. Lo testimonia il continuo via vai di giovani sposi che trascorrono ore ed ore davanti alla residenza, facendosi immortalare da pazienti e altrettanto giovani fotografi. Per non parlare delle fortunatissime coppie che, tramite conoscenze, riescono ad ottenere il permesso di entrare nel bel giardino di villa Roma.
La sua costruzione risale al 1919 su progetto dell’ingegnere Odoardo Cavagnari, noto anche per aver progettato il Teatro dell’Opera della città, unanimemente considerato un capolavoro. Anche Villa Roma è stata eretta in piena epoca di art déco, rappresentata efficacemente dagli eleganti arredi del salone delle feste e della camera da pranzo.
Abbiamo scoperto la bellezza di Asmara piano piano, passeggiando per le strade del centro, prevalentemente vuote, durante il primo anno e mezzo dal nostro arrivo. Ed è stato facile innamorarsi: i piccoli palazzi, i marciapiedi e i giardini ordinati … Tutto qui ricorda la nostra Italia. Abitarvi è come tuffarsi nel passato e riassaporare la sensazione di vivere in una cittadina della provincia italiana degli anni ‘50 dello scorso secolo.
L’architettura razionalista e modernista della maggior parte dei palazzi, l’arredamento delle farmacie e dei bar, opera della creatività e della mano sapiente italiane. Questo legame con l’Italia si è sempre più manifestato a noi anche grazie all’accoglienza calorosa degli asmarini. Non c’è giorno in cui, passeggiando per le strade, non siamo fermati da qualche signore eritreo che ci saluta e che con grande orgoglio ci racconta del suo passato a contatto con il nostro popolo, azzardando un italiano tanto stentato quanto tenero. Anche dal punto di vista culinario forte è il legame con il nostro Paese. Spesso siamo stati invitati in case eritree dove siamo stati accolti con i piatti della cucina tradizionale accanto a lasagne e parmigiana di melanzane. Nelle decine e decine di bar in giro per la città è sempre servito il caffè macchiato, presentato in piccoli bicchieri di vetro. Alcuni di questi producono anche il panettone di Asmara (fatto secondo la nostra tradizione) e in qualche pasticceria si possono trovare pastarelle e pizzette la cui ricetta viene tramandata di generazione in generazione.
Passato il lungo periodo del lockdown imposto dal Covid, siamo stati piacevolmente sorpresi dalla vitalità di questa splendida città: i bar si sono riempiti, così come le strade, i mercati, e abbiamo cominciato ad apprezzare le passeggiate in mezzo alla gente, senza timore di essere aggrediti o derubati. Abbiamo anche incominciato ad utilizzare la bicicletta sempre più frequentemente per gli spostamenti, apprezzando la splendida natura piena di eucalipti, ficus, ibiscus, e di famosi alberi di giacaranda che in primavera colorano la città e la campagna circostante di un lilla intenso. Per non parlare dei cactus e de fichi d’india presenti in gran quantità, importati dagli italiani all’inizio dello scorso secolo.
Il soggiorno ad Asmara è anche allietato da un clima perfetto, con giornate prevalentemente soleggiate e il cielo color azzurro intenso. L’aria è mantenuta pulita dalla costante brezza che spira dalle montagne e che non fa salire la temperatura oltre i 30 gradi neanche nella stagione più calda. E ciò che caratterizza l’atmosfera è una luce immensa ed accogliente per la maggior parte dell’anno.
Scendendo verso la costa ci si può tuffare nel mar Rosso, un’altra importante risorsa del Paese, che raggiunge il suo splendore intorno all’arcipelago delle Dhalak, formato da più di 200 isole, solo in parte visitabili, in cui si riscopre il piacere di vivere appieno in una natura incontaminata.
Da oltre tre anni vivo in quest’affascinante città dove peraltro sono presenti medici in gamba e dediti con passione alla loro professione, sebbene le strutture sanitarie non siano all’altezza. A tal proposito, è encomiabile la presenza, più volte l’anno, di medici italiani che a titolo volontario si mettono a disposizione per organizzare corsi di preparazione e interventi chirurgici per la popolazione locale.
Asmara è stata una piacevolissima scoperta: non meraviglia che sia stata soprannominata la “piccola Roma” e, soprattutto, che sia stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco. É un vero e proprio gioiello in territorio africano.
Roberta Carnovale Mancini
Nata a Roma, si è laureata in giurisprudenza alla Sapienza ed è diventata avvocato. Nella Capitale ha esercitato la professione per circa un anno prima di seguire il marito in giro per il mondo. Ha vissuto a Montreal, dove sono nati i suoi primi due figli, e ad Abu Dhabi. Al rientro, a Roma, è nato il terzo figlio. Con tutta la famiglia ha successivamente vissuto a Washington D.C. e a Londra. Per ben due anni e mezzo è riuscita incredibilmente a ‘dividersi’ tra Ashgabat (Turkmenistan), la nuova sede del marito, e Roma, dove il figlio adolescente ha continuato a studiare. Dal 2020 vive ad Asmara con il marito, Ambasciatore italiano in Eritrea.