di Anna Sanfelice Visconti
Si scava ormai da quasi tre anni nel cortile di palazzo Della Rovere, il progetto che permetterà di ricostruire il giardino rinascimentale inizierà al termine della necessaria indagine archeologica. Ma nessuno poteva immaginare le sorprese che ne sarebbero venute fuori.
Gli studiosi si sono concentrati, in un primo momento, sugli oggetti e le testimonianze degli antichi pellegrini alla tomba di Pietro. Calici cerimoniali di vetro, matrici di osso per i grani dei rosari, la croce col Cristo nelle sembianze del Volto Santo di Lucca, un reliquiario, medaglie, un piccolo gallo – il gallo del tradimento – da portare sulla tomba dell’apostolo; oggetti rarissimi in una città dove di medievale c’è molto poco.
Le mura e le colonne romane venute alla luce avevano suscitato minore interesse. Logico, se si vuole; mura e colonne a Roma non mancano. Finché, a poco a poco, alcuni ritrovamenti hanno cominciato a dare sostanza ad un’ipotesi rivoluzionaria. I frammenti di stucco dorati a foglia non erano simili a quelli della Domus Aurea? La gemma d’ambra con testa di medusa non ne richiama la decorazione delle pareti? Il capitello di alabastro fiorito, unico nel suo genere, non è segno di una committenza di altissimo livello? E le colonne di pregiatissimo marmo africano e asiatico, una delle quali con un delicato fregio di foglie scolpito alla base?
Si dice che tre indizi fanno una prova, ma qui gli indizi erano ben più numerosi. Siamo nella zona degli Horti di Agrippina; la ricchezza dei reperti ha fatto automaticamente pensare alla famiglia imperiale. Poi l’impianto murale semicircolare riaffiorato ha tolto anche l’ultimo dubbio. Era finalmente apparsa una parte della cavea di quel teatro di Nerone citato da Plinio il Vecchio ed altri autori latini, ma che non si sapeva dove fosse. Piuttosto ampio, a giudicare dalla porzione scoperta; e del resto, secondo le fonti, riuniva non solo il pubblico degli amici di corte, ma anche il popolo, per le prove degli spettacoli in cui Nerone si sarebbe esibito nei maggiori teatri dell’impero. Il palcoscenico dovrebbe trovarsi sotto l’attuale via di S. Spirito in Sassia, e forse anche sotto la chiesa omonima. Ma la soddisfazione di aver potuto confermare l’esistenza e stabilire la localizzazione di un monumento così importante supera la delusione di non poterlo portare interamente alla luce.
Ultima conferma, se ce ne fosse ancora bisogno; i bolli sulle condutture che fiancheggiano la cavea sono di epoca giulio – claudia. Il mistero del teatro di Nerone si può considerare definitivamente svelato.
Anna Sanfelice Visconti
Napoletana, laureata in Giurisprudenza e Scienze Politiche all’Università di Roma la Sapienza, ha esercitato la professione di avvocato tra un trasferimento e l’altro del consorte Leonardo Visconti di Modrone. Ha all’attivo diverse pubblicazioni, frutto di ricerche sulle carte di famiglia, sulle consorti che hanno vissuto le turbolenze del Vicino e Medio Oriente, e sui propri ricordi di vita al seguito del marito. Tiene una rubrica settimanale sulla pagina Facebook della Cappellania dell’Università Gregoriana, “Il giardino segreto”, luogo immaginario in cui fiorisce la bellezza nelle diverse forme: arte, musica, poesia. Iscritta all’ACDMAE quasi fin dagli inizi, ne è stata a lungo Presidente.
Che meraviglia! Non finiremo (spero) mai di scoprire bellezza nel nostro sottosuolo
Anna cara, grazie ancora per i tuoi preziosi contributi! Quest’articolo mi ha letteralmente permesso di sognare ad occhi aperti. Non vedo l’ora di sapere di più degli scavi …E che il sottosuolo possa continuare a restituirci grazia, storia e bellezze!