di Milena Guarino Padula & Anna Orlandi Contucci Iannuzzi.
Un altro ambizioso progetto targato ACDMAE diventa realtà: è ai blocchi di partenza il Corso di alta Formazione su “Il ruolo delle donne nei processi di pace e nella mediazione dei conflitti per la tutela dei diritti umani” realizzato dalla nostra Associazione, in partnership con il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università La Sapienza di Roma, in particolare con la Cattedra di diritto Internazionale del Prof. Sergio Marchisio. Si tratta della prima iniziativa concreta di formazione che tiene presente – come evidenziato dalla nostra Presidente Nancy Romano – “la necessità di riconoscere il non facile ruolo del coniuge al fianco del funzionario diplomatico all’estero, permettergli di valorizzare le diverse esperienze fatte sul campo e mantenere le proprie capacità professionali”. Rappresenta quindi “un passo importante verso l’avvio di altri progetti da offrire a quelle associate che vogliono, attraverso una formazione mirata, ritrovare o ampliare la loro professionalità”, ha aggiunto la Presidente presentando lo scorso 20 dicembre il Corso, in conferenza stampa, a un nutrito parterre di ospiti.
Com’è stato possibile trasformare un’idea in un progetto con ottime chance di successo?
Tutto ha preso le mosse dalla semplice – ma non banale – riflessione su concetti come quello di “ruolo della donna” e di “mediazione”. Il primo è un argomento che ci tocca profondamente, perché riguarda la consapevolezza di se stesse: qualcosa che spesso, nel turbinio degli spostamenti di sede in sede, per assecondare la carriera del coniuge, rischiamo di perdere. E poi la “mediazione”, intesa come capacità di costruire un rapporto empatico con gli altri, cogliere il “nocciolo delle questioni”, a prescindere dai contrasti, e trovare una soluzione per il loro superamento. Qualità che è insita naturalmente nelle donne e che in situazione di crisi, come attorno ad un tavolo di pace, risulta fondamentale per superare le ostilità e risolvere i conflitti. E’ quanto afferma la storica Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu su “Donne, Pace e Sicurezza” e ribadisce con forza il Terzo Piano di Azione Nazionale (PAN) per il triennio 2016/2019, come ricordato in sala dal Ministro Francesca Tardioli della Direzione Generale per gli Affari Politici e Sicurezza (DGAP) del MAE. “Il nostro Paese – ha detto – attribuisce la più grande importanza al ruolo delle donne per trasformare la società e costruire una pace dura e sostenibile”. E quest’iniziativa, proprio perché focalizzata sul diritto internazionale, sul ruolo delle donne, la pace e la sicurezza secondo Tardioli s’inserisce perfettamente anche nelle priorità della Farnesina che ha peraltro sostenuto la creazione, l’anno scorso, del Mediterranean Women Mediators Network, (MWMN).
Il Corso di alta Formazione, nello sviluppo dei suoi 5 Moduli, in linea con il PAN (www.cidu.esteri.it) si prefigge di offrire una formazione specifica a coloro che desiderano diventare mediatrici e mediatori, approfondendo tematiche cruciali per l’attuazione e il consolidamento della pace. Da qui l’importanza del Corso che ha tutte le carte in regola per diventare in futuro un Master, come auspicato dal Prof. Antonello Biagini della Sapienza mentre il vicepresidente della SIOI Riccardo Sessa, forte della sua esperienza d’Ambasciatore in aree di crisi come quella del Kossovo, ha tenuto a ricordare come l’Italia utilizzi nelle missioni internazionali “un approccio umano, che taglia trasversalmente il problema di genere, e che spesso vede proprio le donne ai massimi livelli nei processi d’intervento nei conflitti”. Con gli uomini impegnati in questi processi – ha evidenziato – “le donne portano un contributo nelle attività di mediazione che non è mai stato messo in discussione”.
Pace e sicurezza, insomma, si raggiungono meglio quando le donne sono giuridicamente protette e messe in grado di partecipare attivamente ai processi di pace. Una premessa che ha dato il via, dopo la presentazione del Corso di Alta Formazione, a un confronto di esperti e diplomatici su come coinvolgerle sempre più e meglio nei negoziati perché – come costatato dal Ministro Natalia Quintavalle, Presidente dell’Associazione Donne Diplomatiche – “mentre la riflessione in materia è molto avanzata, le azioni non sempre seguono”. A fronte di questa realtà appare quindi ancora più rilevante la nuova collaborazione tra Farnesina e Acdmae: solo se adeguatamente preparate, infatti, le donne potranno ricoprire un ruolo di leader nei processi di pace e smettere di esserne vittime. Riflessione condivisa anche dal Prof. Sergio Marchisio, Direttore del Corso di Alta Formazione, ponendo l’accento sul “forte consenso internazionale a solidarizzare i conflitti invece che a militarizzarli”. Non a caso, dopo la risoluzione 1325 del 2000 “già 69 Paesi hanno concesso finanziamenti ad attività volte a valorizzare le prospettive di genere nei processi di pace”. Durante la Tavola Rotonda, gli elogi per la neonata iniziativa di formazione sono giunti anche da Mauro Garofalo, responsabile per le relazioni internazionali della Comunità di Sant’Egidio, Vincenza Chiacchierini, consulente per le questioni di genere del COESPU, Vichi De Marchi, direttrice del comitato di Women Empower ed Enzo Le Fevre, Segretario Generale dell’organizzazione Women In International Security (WIIS) la più importante organizzazione al mondo per lo sviluppo della leadership femminile in campo di sicurezza internazionale. Voci autorevoli che, in quest’occasione, si sono unite al coro di chi nel Pianeta chiede una maggiore partecipazione femminile ai negoziati di pace. Perché le donne, come ripetuto a gran voce da De Marchi, “sono un anello d’interlocuzione indispensabile con le vittime dei conflitti”.
Se è poi vero – come sostiene Silvia Colombo, responsabile del Programma Mediterraneo e Medioriente, che flessibilità e inclusività sono condizioni sine qua non per favorire la quota rosa al tavolo della pace. E che per raggiungere questa “quota” è altrettanto indispensabile fornire “buoni esempi e modelli da seguire”, come indicato da De Marchi, allora possiamo senz’altro affermare che il Corso dell’ACDMAE è lo strumento giusto per raggiungere l’ambizioso obiettivo. Sia perché offre una didattica specialistica, in formato modulare e della durata di un anno, sia perché è aperto a tutti, non solo agli studenti ma anche a consorti di funzionari, con una laurea da tempo nel cassetto. Accanto ai giovani laureati, saranno proprio queste ultime a portare in classe il loro contributo prezioso di umanità, sensibilità e capacità di mediare nelle situazioni più improbabili, a qualsiasi latitudine del Mondo.
Anna Orlandi Contucci Iannuzzi e Milena Guarino Padula.
Per informazioni: corsodonnepacemediazione@uniroma1.it
Milena Guarino Padula
Appassionata della vita itinerante, dopo la laurea in Scienze Economiche e Bancarie all’Università di Siena, ha seguito il marito a Mosca, Londra, Bahrain e Montreal. In questa ultima sede presso la McGill University ha conseguito una laurea specialistica in Public Relations and Fundraising. Nella pausa romana ha collaborato con l’ ACDMAE per 5 anni anche come vicepresidente occupandosi di Lavoro dei Consorti, Eufasa, Gruppo Giovanissimi e Gruppo Incontro.
Anna Orlandi Contucci Iannuzzi
Dopo la Laurea in Economia e Commercio alla Luiss di Roma, ha lavorato per dieci anni in una societa’ finanziaria. Si specializza successivamente in tutela dei diritti dei minori mettendo in pratica le proprie competenze presso l’Area Diritti dei bambini del Comitato italiano per l’Unicef. Ha anche collaborato con il desk “Ascolto” del Centro Sociale Vincenziano Onlus a sostegno delle persone in difficolta’ e oggi lavora stabilmente a Roma, presso l’Ufficio del Grande Ospedaliere del Sovrano Ordine di Malta.