Art for Tomorrow a Firenze: il mondo ha bisogno di bellezza e creatività

di Tamara Hardikar Maggipinto

Cosa ha in comune Firenze, sede di oltre 450 monumenti, più di 90 musei, il cui centro storico è interamente tutelato dall’UNESCO, con capitali come Doha, Berlino ed Atene? A prima vista nulla, se non il fatto di avere ospitato l’ultima edizione della prestigiosa conferenza annuale Art for Tomorrow, come fecero le altre tre città in anni passati.

Inaugurata nel 2015, la Conferenza è nata su iniziativa del New York Times in cooperazione con Democracy and Culture Foundation e Qatar Museums (ente governativo che sovrintende ai musei del paese) con l’obiettivo di studiare le interazioni tra le diverse arti e la società, e il loro impatto economico e sociale. Dopo un timido inizio, spinta dall’esigenza di dar seguito alle riflessioni avviate, Art for Tomorrow diventa in pochi anni uno degli eventi annuali più conosciuti e acclamati del calendario dell’arte contemporanea internazionale.

Organizzata da Achilles Tsaltas, Presidente della Democracy and Culture Foundation, con il sostegno della “sceicca dell’arte contemporanea”,  Al Mayassa bint Hamad bin Khalifa Al-Thani, Presidentessa di Qatar Museums e sorella dell’attuale emiro, l’edizione fiorentina è stata aperta dalla Sottosegretaria agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale, Maria Tripodi, e anche quest’anno ha riunito collezionisti, creativi, leader di istituzioni e di fondazioni tra le più importanti del Pianeta. Le persone più influenti d’oggi in campo artistico contemporaneo, provenienti da Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Qatar e da almeno un’altra dozzina di paesi, si sono incontrate dal 26 al 30 aprile, a Firenze e nel borgo di Solomeo, “regno” dello stilista mecenate Brunello Cucinelli.

Che l’arte possa essere un veicolo per creare società migliori e comunità più forti è fuori di dubbio: questo è stato a lungo uno dei principi umanistici guida della patria dei Medici. Sebbene la sua fama artistica risalga al Medioevo e al Rinascimento, Firenze è una città moderna, guidata dalla creatività e pronta ad affrontare le sfide di domani.  Come può essere riuscita a reinventarsi con successo, partendo da un’eredità così antica, e a costruirsi la sua strada per il futuro? Probabilmente perché, come ha lasciato intendere dal Sindaco di Firenze Dario Nardella nel suo intervento, si potrebbe immaginare il patrimonio culturale come “una creatura viva, che respira e dialoga con il presente”.

A poche centinaia di metri dalla sede del convegno, all’interno di Palazzo Strozzi, uno degli edifici più iconici del Rinascimento, era in mostra “Reaching for the Stars. Da Maurizio Cattelan a Lynette Yiadom-Boakye: oltre 50 grandi nomi dell’arte contemporanea internazionale ovvero il meglio della Collezione Sandretto Re Rebaudengo, una delle realtà collezionistiche più dinamiche del nostro Paese. Palazzo Strozzi non è nuovo ad ospitare allestimenti d’avanguardia. Recentemente ha aperto le porte ad artisti acclamati come Wei Wei, Jeff Koons e Olafur Eliasson. Non è stato da meno in questa mostra che mescola il XVI e il XXI secolo attraverso le opere di Maurizio Cattelan, Damien Hirst, Paola Pivi, Lara Favaretto ed altri importanti artisti contemporanei. Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, proprietaria delle opere, ideatrice della fondazione che porta il suo nome nonché relatrice di Art for Tomorrow, ha raccontato come ha cominciato, trent’anni fa, la sua attività di collezionista e mecenate di giovani talenti.  Economista di formazione e con un ottimo istinto, ha iniziato ad acquistare opere di artisti emergenti che avevano qualcosa da dire, aiutandoli a farsi conoscere a livello internazionale come è successo con Anish Kapoor, Shirin Nishat, e Lynette Yiadom Boakye. Più la sua collezione cresceva, più aumentava la sua capacità di far leva sui giovani ed educarli all’arte, per esempio invitando regolarmente gli alunni delle scuole alla sua fondazione, a Torino, per dar loro modo di contemplare le opere ed elaborare una riflessione critica.

Con la Sottosegretaria Tripodi e il Sindaco Nardella,  per discutere di come l’arte e la cultura possono veicolare nuove idee, educare nonché diventare agenti di cambiamento e crescita, sono intervenuti esperti di fama mondiale come la giornalista di moda Suzy Menkes, il regista sudafricano Oliver Hermanus, la direttrice e co-fondatrice del MoCDA, Museo d’arte contemporanea digitale, Serena Tabacchi, l’attivista per l’ambiente Clare Farrell, Mariko Silver, presidente della Henry Luce Foundation e l’artista Ernesto Neto.

Aric Chen, direttore artistico del famoso Het Nieuwe Instituut di Rotterdam, si è invece soffermato sulla necessità di eliminare una narrazione univoca delle mostre e di “decolonizzare le collezioni” cioè renderle sempre più accessibili a tutti. A suo avviso, infatti, i musei dovrebbero diventare incubatori d’innovazione, adottare nuovi approcci interdisciplinari e cominciare a guardare il mondo da altre prospettive.

 

Un’altra voce acclamata è stata quella di Irina Bokova, già direttrice generale dell’UNESCO che, in questa veste, partecipò nel 2017 (sotto la presidenza italiana) al primo G7 Cultura della storia, occasione in cui fu adottata la Dichiarazione di Firenze che riconosceva “la cultura come strumento di dialogo, riconciliazione e risposta alle situazioni di emergenza”.

L’edizione fiorentina di Art for Tomorrow ha regalato momenti di confronto intenso senza mai, tuttavia, far vacillare una convinzione condivisa da tutti i partecipanti: l’arte ha una funzione critica fondamentale e, in molti casi, può fare ciò che la politica non può (o non riesce) a fare. In altre parole, l’arte ha una capacità unica di provocare cambiamenti e di “immaginare nuove idee per l’umanità”, come ha sottolineato Brunello Cucinelli. Nell’ecosistema sociopolitico umano, l’arte occupa uno spazio cruciale e di cui un mondo sconvolto dalla guerra, dalle disuguaglianze e dalla catastrofe climatica, non può assolutamente fare a meno.

Art for Tomorrow, un appuntamento davvero imperdibile, si terrà il prossimo anno a Venezia: ci vediamo lì!

Tamara Hardikar Maggipinto

Texana di nascita, curiosa di natura, ha vissuto in quattro continenti. Laureata in antropologia culturale, è appassionata di fotografia, architettura ed arte.  Dopo aver vissuto a Houston, Washington D.C. e Kuala Lumpur, è tornata in Italia e oggi risiede a Firenze.

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