di Anna Lisa Ghini Giglio
Un libro autobiografico forte, intenso, denso. Marina Abramovic, pioniera della Performance Art, si mette a nudo, come già tante volte ha fatto nelle sue performance, ma questa volta scopre i dettagli di una vita alla costante esplorazione di nuove emozioni ed esperienze.
Cresciuta nella Belgrado degli anni Cinquanta- Sessanta, figlia di due eroi della lotta partigiana titina, che già poco dopo la fine della Seconda Guerra scoprono di non avere più molto da condividere, Marina, nonostante la poca esposizione alle correnti artistiche occidentali, cresce assetata di nuove modalità espressive. Le trova nella Performance Art e le porta a nuovi livelli, inesplorati prima.
Si trasferisce ad Amsterdam, viene frequentemente in Italia nei primi anni Settanta e proprio qui, a Napoli, si offre con cieca fiducia al pubblico della Galleria Morra inerme, con vari oggetti, tra i quali aghi, coltelli e persino una pistola carica, a disposizione dei visitatori e sperimenta la follia della violenza di branco. Dimostra da subito una capacità straordinaria di resistenza al dolore fisico, già sperimentata nel rapporto tormentato con sua madre.
E poi le relazioni amorose e dolorose con gli uomini. Ulay, sodale anche artistico, Paolo Canevari, marito artista italiano. Anni dedicati alla crescita personale, emotiva e anche artistica, senza soluzione di continuità. Esperienze umane e fisiche forti con gli aborigeni in Australia, con l’attraversata della Grande Muraglia cinese, con i guaritori brasiliani.
Infine gli anni del successo mondiale e dei tributi, anche irriverenti, come quello di Paolo Sorrentino nella Grande Bellezza, dove l’attrice Anita Kravos corre nuda e si schianta sulla colonna dell’acquedotto romano e poi si fa umiliare dall’impertinente giornalista Jep Gambardella /Toni Servillo che la sollecita con la domanda ‘Che cos’è una vibrazione?’.
Ma il libro ci offre un ritratto di Abramovic diverso, oltre le celebrazioni e le autocelebrazioni: diretta, cruda, fragile, immediata, vicina. Modello di resilienza, di creatività, di rigenerazione.
Anna Lisa Ghini Giglio
Master dall’Universita’ Lumsa di Roma e Dottorato all’Universita’ di Hull (Gran Bretagna). Ha effettuato ricerche su minoranze etniche, conflitti statali e non statali, violenza e non violenza politica collaborando con IsIAO (Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente) e CeMiSS (Centro Militare di Studi Strategici) di Roma e le Universita’ di Trieste e di Udine. Ha vissuto in Cina, Giappone, Hong Kong e Pakistan.