La programmazione 2019 dell’ACDMAE Cinefestival debutta con “Facing Mirrors” (2012), piccolo e inatteso capolavoro del cinema iraniano, confermando ancora una volta il successo della rassegna internazionale ideata e organizzata da Pucci Biffi Rastrelli con l’ACDMAE. Al Cinema Tiziano, l’1 febbraio, si è dato appuntamento il pubblico delle grandi occasioni: assieme ad alcuni diplomatici e funzionari iraniani, accompagnati dalle loro consorti, la Presidente onoraria dell’Associazione, Vittoria Alfieri Moavero Milanesi con la Presidente ACDMAE Nancy Milesis Romano, tantissime socie, numerosi rappresentanti delle istituzioni italiane a Teheran e della società civile iraniana a Roma. Un “tutto esaurito” che ha lasciato i ritardatari in piedi a fondo sala oppure accomodati alla meglio sui gradini.
Protagonista della mattinata, una pellicola intensa e per certi versi amara, tipica di quel “cinema di spirito e d’intelletto” che, secondo il Direttore dell’istituto iraniano di cultura a Roma, Akbar Gholi, caratterizza la grande tradizione cinematografica del suo paese. “Nonostante gli scarsi investimenti devoluti al settore e i temi intellettualmente difficili affrontati – ha sottolineato il Direttore e Consigliere culturale salutando gli ospiti – il cinema iraniano riesce sempre a dialogare con il mondo”, spesso imponendosi sulla scena internazionale dove, dagli anni ’70 ad oggi, si è guadagnato oltre 3mila riconoscimenti.
Dopo la proiezione di un breve documentario istituzionale sull’Iran contemporaneo, è stato il numero due dell’Ambasciata, Mohammad Sahebi, a prendere la parola per ringraziare i numerosi presenti e l’Italia, Paese che da sempre segue con grande interesse il cinema iraniano contribuendo a consacrarne il ruolo di primo piano nel mondo (n.d.r. Tre film iraniani in concorso anche nella scorsa edizione, la 75ma, della Mostra del Cinema di Venezia!). A prescindere dalle più acclamate kermesse internazionali dedicate al cinema, sono infatti piccole ma significative iniziative come il nostro Cinefestival “a promuovere efficacemente la conoscenza reciproca fra i Paesi”, ha detto Sahebi annunciando la disponibilità della sua missione e, in particolare, dell’Associazione consorti del Ministero degli esteri iraniano a dare il via a una collaborazione con l’ACDMAE più intensa e finalizzata alla promozione delle reciproche eccellenze culturali.
Come recita un antico proverbio persiano che, non a caso, è stato ricordato nel documentario, “non basta attraversare più volte questo straordinario luogo per comprenderne tutti gli aspetti” e – aggiungiamo noi – la complessità. L’Iran è un Paese grande e giovane, con molte risorse, tanto talento, una cultura millenaria e sofisticata che, tuttavia, nei secoli non è riuscita a tener lontano lo spettro delle guerre. Oggi l’Iran è soprattutto un Paese che ha bisogno di esser conosciuto e capito, “con occhi liberi e capacità di leggere nei cuori della gente”. Pertanto, ha aggiunto l’orientalista Tiziana Buccico già responsabile della scuola italiana di Teheran, film come “Facing Mirrors” aiutano ad acquisire la “giusta predisposizione” per capire una cultura tanto diversa e tanto profondamente attraversata dalle contraddizioni.
“Facing Mirrors” è infatti la toccante storia di amicizia tra due mondi in apparenza fondamentalmente diversi. Rana appartiene a un contesto sociale disagiato e tradizionalista mentre Edi è cresciuta in una famiglia borghese e istruita che però non riesce ad accettare la sua transessualità. L’ottusità della famiglia “bene” di Edi di fronte all’apertura della famiglia modesta di Rana appare inizialmente come un paradosso stridente. Il paradosso che spesso caratterizza la società iraniana in molte sue sfaccettature e la rende in parte incomprensibile all’osservatore occidentale. In particolare, uno degli equivoci più frequenti sull’Iran è generato dall’immagine stereotipata che l’occidente tende ad avere della donna iraniana. Tuttavia, i viaggiatori che visitano l’Iran rimangono spesso sbalorditi dalla forza delle donne e dalla loro grande partecipazione sociale. Già dall’inizio del film, da una donna apparentemente ingenua e poco istruita come Rana, ci si aspetterebbe un atteggiamento passivo e rassegnato di fronte alle avversità, nel momento in cui si trova sola e senza appoggio del marito, in carcere per non aver pagato i debiti lasciati dal socio del negozio. E’ invece sorprendente la forza d’animo con la quale prende in mano la situazione per poter provvedere alla famiglia e trovare il modo di ottenere il rilascio del marito. La stessa forza d’animo che la porta a comprendere e a sostenere Edi, dopo aver superato lo shock iniziale provocato dalla scoperta della sua transessualità. In una sorta di percorso che inizia come un vero e proprio viaggio on the road e prosegue con un viaggio interiore, le due protagoniste avranno la possibilità di guardarsi dentro, maturare e migliorare reciprocamente la loro esistenza. E così Edi trova il coraggio di ribellarsi e scappare da una famiglia patriarcale che non riesce ad accettarlo, impadronendosi del proprio destino e cambiando quello di Rana mentre Rana riesce a sua volta ad aprirsi a una realtà che non ha mai avuto la possibilità di conoscere, superando i pregiudizi su quella “diversità” che aveva imparato a ritenere innaturale e peccaminosa. Perché, sebbene le operazioni chirurgiche per il cambio del sesso siano facilitate dal sistema sanitario nazionale iraniano da oltre tre decenni, nel 2012, l’anno di produzione del film, la società iraniana era ancora ai suoi primi passi nell’accettazione del “fenomeno” transessuale, e ancora oggi fatica a comprenderne la natura. E le donne iraniane sono in prima linea anche in questo campo: non è casuale infatti che “Facing Mirrors”, il primo lungometraggio prodotto in Iran con protagonista un transgender, sia un film essenzialmente al femminile e non solo per via delle due bravissime attrici protagoniste. Pluripremiata opera prima della giovane regista iraniana Negar Azarbayjani, ha come sceneggiatrice e produttrice Fereshteh Taerpour ed è stata accolta con entusiasmo dal pubblico iraniano.
Questo film, come tanti altri esempi eccellenti del cinema iraniano, ci mostra ancora una volta come la società civile iraniana, giovane e altamente istruita, sia in realtà protagonista di un sorprendente fermento sociale e culturale, nonostante le limitazioni interne e le difficoltà esterne.
Susanna Bonini Verola
Ha vissuto a Parigi, dove ha terminato gli studi in Scienze Politiche, Bruxelles e Washington. Giornalista professionista e TV Producer, ha lavorato nelle trasmissioni di approfondimento di RaiNews24-Rai 3 e per i notiziari TV di Euronews (Lione). Dopo varie collaborazioni con radio e magazine, approda ad Adnkronos con cui collabora per oltre 10 anni. Rientrata a Roma è attualmente impegnata nelle attività della No-Profit “US-Italy Global Affairs Forum” ed è coordinatrice di questo Notiziario.
Parisa Nazari
È nata a Tehran nel 1974. Dopo il diploma decide di lasciare l’Iran per trasferirsi prima in Turchia, dove studia architettura alla Middle East Technical University di Ankara, infine, nel 1996, in Italia, dove si laurea in farmacia all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Attualmente vive a Roma, dove fa la farmacista, l’interprete e la promotrice culturale, e collabora con diverse associazioni culturali e di promozione sociale realizzando numerose iniziative, in particolare per la diffusione di arte, musica, poesia e letteratura persiana in Italia.