di Caterina Cortese Cavallari
Molti anni fa eravamo in sede in Ungheria. Era da poco caduto il Muro e, con quello, anche tutta la Cortina di Ferro. Era quindi possibile venire in Italia in auto senza troppe complicazioni. E tornare indietro. La particolarità del viaggio, nonché l’unica difficoltà, era che all’altezza di Graz si lasciava l’autostrada austriaca, si attraversava la città e si procedeva per strade più secondarie alla volta della frontiera e della città di Szombathely. Erano i primi anni ’90 e quindi ancora non c’erano cartelli che indicassero la via per arrivare in Ungheria. Insomma non era impossibile perdersi. Ragion per cui eravamo muniti di preziosa cartina stradale.
Forse le ricordate quelle antiche cartine del secolo scorso: piegate erano di modestissime dimensioni ma una volta aperte e dispiegate sul cruscotto, diventavano ingombrantissime. E di difficile consultazione. E fonti di discussioni tra guidatore e co-pilota.
Consci del problema, in uno dei nostri primi viaggi, pensammo di aver avuto un colpo di fortuna e un’idea geniale: per caso ci trovammo davanti una vecchia Trabant con targa ungherese e, seduta stante, decidemmo di seguirla. Il guidatore sicuramente conosceva la strada molto meglio di noi e sarebbe stato facile trovare la frontiera: bastava seguirlo e ci avrebbe portato a destinazione. Ora la Trabant più che un’automobile era una scatola di cartone pressato, che andava pianissimo malgrado un rumore da trattore e faceva fumo da tutte le parti ma ci mettemmo sulla sua scia con santa pazienza e, gira di qua, prendi di la, si andò
avanti per un po’… Non riconoscevamo l’itinerario ma la cosa ci sembrò normale: era solo la seconda volta che facevamo quel tragitto e poi era probabile che la nostra guida ungherese conoscesse qualche strada alternativa e qualche scorciatoia. Fiduciosi e soddisfatti continuammo a seguire la Trabant finché a un certo bel momento… questa prese e infilò il vialetto di accesso di una graziosa villetta fuori Graz! Inutile dire che ci volle parecchio prima di ritrovare la via di casa.
Tutti noi viaggiatori abbiamo di queste storie da ricordare mentre si riguardano vecchie foto ma si tende a pensare che cose simili oggi non succedano più perché con le moderne tecnologie tutto si risolve. Eppure…
Pochi anni fa, arrivando a Cipro, scoprimmo che era possibile passare in auto quella che viene chiamata la Green Line, attraversare la Buffer Zone, che è la zona cuscinetto sorvegliata dall’ONU, e visitare la parte nord del paese. Però un cellulare con una Sim di Cipro, appena passato il check-point perdeva completamente il segnale. Bisognava quindi per forza di cose tornare alle vecchie mappe cartacee! Cosa non troppo facile, visto che dalla parte greco cipriota le cartine che si possono comprare non riportano i nomi della parte nord e viceversa, dalla parte turcofona, ci sono solo i nomi delle strade della parte nord e tutto il resto è lasciato in bianco. Peccato che Nicosia sia diventata negli ultimi decenni una città abbastanza grande e che un muro le passi per il cuore della città vecchia, dividendola esattamente a metà… Da un paio d’anni per fortuna i provider internet sono riusciti a siglare un complicato accordo per cui adesso i cellulari funzionano quasi normalmente anche “dall’altra parte” ma per anni il problema veniva risolto comprando due cartine da ciascuna parte del “divide” per poi lavorare di forbici e di colla per fare combaciare esattamente le due metà!
Caterina Cortese Cavallari
Nata a Roma, vissuta un po’ dappertutto per via di un papà diplomatico, ha studiato Lettere Moderne alla Sapienza di Roma.
Appassionata tennista, è socia dell’Acdmae dagli anni ’90 per la quale è stata responsabile del primo Gruppo Giovanissimi.
Ha un figlio e un marito che ha seguito a Budapest, New Delhi, New York, Vienna, Parigi e Nicosia.