di Federica Bartolini Giungi
Nel 2019 la Norvegian Airlines, compagnia aerea low cost, dedicò uno dei suoi aeromobili alla scrittrice sarda Grazia Deledda, prima donna italiana a vincere il Premio Nobel.
La foto all’epoca mi riempì di orgoglio. Successivamente mi resi conto che, a parte qualche brano nei libri di scuola, poco si sapeva di lei e ancora meno di lei si leggeva. Ho cominciato a pensare a quella schiera di brave scrittrici italiane che io conoscevo per una mia personale passione ma completamente ignorate dai più.
“Dicono che si muoia due volte. Una volta quando si smette di respirare e una seconda volta, un po’ più tardi, quando qualcuno dice il tuo nome per l’ultima volta”, ha affermato il celebre artista Bansky. Mi sono chiesta chi ha pronunciato per l’ultima volta il nome di Paola Drigo.
Paola Drigo fu una voce importante della narrativa italiana, riconosciuta dalla critica come “la scrittrice d’area veneta più rilevante della prima metà del Novecento”, esponente di quel filone verista e post-naturalista cui appartenevano Verga e Fogazzaro. Il suo romanzo, Maria Zef, provocò uno scandalo affrontando un tema volutamente ignorato dalla buona e cattolica società italiana: l’incesto all’interno di contesti di disagio economico e sociale. Dal suo romanzo fu anche tratta una miniserie televisiva trasmessa da Rai Tre nel 1981. Ma chi ricorda ancora Maria Zef e la sua autrice?
Perché tante autrici del nostro paese sono state condannate all’oblio e perché questa cosa ci colpisce?
Se analizziamo attentamente il concetto di oblìo possiamo senza dubbio sposare la definizione del Vocabolario Treccani che così lo definisce: “l’oblìo rappresenta la dimenticanza non come fatto momentaneo, per distrazione o per difetto di memoria, ma come stato più o meno duraturo, come scomparsa o sospensione dal ricordo”.
Quel ricordo che riveste un ruolo fondamentale nella nostra crescita, che è la nostra storia, la memoria del nostro cuore e della nostra società. Se così non fosse, che senso avrebbe ripercorrere ogni anno la tragedia della Shoah oppure celebrare gli anniversari della vita e della morte di tante personalità che hanno avuto un ruolo fondamentale nel nostro passato?
E se una società non ritiene più importante leggere, pubblicare, proporre autori ed autrici di qualità che hanno segnato il cammino della nostra letteratura, chi ci indicherà il sentiero come, le pietre miliari di romana memoria, per continuare la nostra crescita nella lingua italiana?
Ed è quindi per combattere questa scomparsa dal ricordo collettivo che, nel nostro piccolo, a partire da settembre 2023, il Gruppo di Lettura in italiano proporrà una serie di opere di scrittrici italiana “dimenticate”. Libri ingiustamente relegati nei polverosi scaffali delle opere inutili, letture che oggi, purtroppo, si possono trovare solo in biblioteche e, nel migliore dei casi, su supporto digitale (e-book) come se non valessero neppure il prezzo della carta stampata.
Per prepararci a questa coraggiosa impresa di recupero della memoria, in estate il nostro instancabile gruppo leggerà un saggio, l’unico in programma scritto da un’autrice straniera, che sarà discusso per primo ad ottobre 2023.
Rosalind Miles, infatti, ha fatto della battaglia contro l’oblìo delle grandi figure femminili del passato, una sua bandiera. Con ironia e sarcasmo, Chi ha cucinato l’ultima Cena? ci guiderà in quella storia dimenticata dove la donna torna finalmente a ricoprire un ruolo centrale come artefice dell’evoluzione della società fino ai giorni nostri.
Di seguito, una lista (sempre suscettibile di cambiamento) delle proposte che ci vedranno impegnate durante l’anno:
- Paola Drigo, “Maria Zef”
- Matilde Serao, “La mano tagliata”
- Grazia Deledda, “La casa maledetta e altre storie cupe”
- Angela e Luciana Giussani, “Diabolik”
- Maria Bellonci, “Rinascimento privato”
- Alba De Cespedes, “Nessuno torna indietro”
- Goliarda Sapienza, “L’arte della gioia”
- Gina Lagorio, “Càpita”
Insomma, riscopriremo insieme storie che non sono più state narrate ad alta voce, libri che non si leggono più, donne autentiche e di talento che proveremo a strappare all’indifferenza della gente…Per non rimanere più stupiti di fronte al viso austero e un po’ triste di una scrittrice d’altri tempi sul timone di un aereo norvegese.
Federica Bartolini Giungi
Laureata in Scienze Politiche, si specializza nell’insegnamento dell’italiano (L2) conseguendo un Master all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Dopo varie esperienze nelle istituzioni UE e all’UNHCR in Camerun, sceglie di insegnare la lingua italiana agli stranieri, in Italia e all’estero, nella convinzione che l’integrazione non possa prescindere dalla conoscenza linguistica. Dopo quattro anni a Bucarest, a fianco del marito Ambasciatore in Romania, e’ rientrata a Roma e fa parte del Direttivo ACDMAE con la carica di consigliera responsabile del Gruppo Affari Sociali e dell’organizzazione dell’International Film Club. Occuparsi del Gruppo i Lettura e Conversazione in italiano rimane una parte importate della sua partecipazione all’ACDMAE sin dal 2015.