di Angelo Nicastro
In occasione di uno dei miei viaggi a Kiev per organizzare il concerto del Viaggio dell’Amicizia in quella città – tappa 2018 del progetto che Ravenna Festival ha sviluppato, grazie alla bacchetta del maestro Riccardo Muti, dal 1997, quando fu lanciato il primo grande messaggio di solidarietà internazionale attraverso la musica nella martoriata Sarajevo – ebbi occasione di conoscere Nancy Milesis Romano e di apprezzarne le doti di direttore artistico dell’Italia Festival Barocco e di ambasciatrice di cultura, oltre che le qualità umane e la simpatia. Non sapevo che dirigesseun coro e in quell’occasione non mi parlò della sua esperienza in questo ambito.
Qualche mese più tardi arrivò sulla mia scrivania, per tutt’altre strade, la proposta di inserire nella programmazione di Ravenna Festival un concerto del Coro delle Consorti dei Dipendenti del Ministero degli Affari Esteri. Non nascondo che il primo impatto con la proposta mi trovò piuttosto scettico; per quanto originale, e per certi versi accattivante, mi apparisse la proposta, temevo che il livello amatoriale non potesse essere adeguato a quello richiesto da un Festival che, proprio nel canto corale, vanta una tradizione di eccellenza per la presenza dei cori più prestigiosi a livello internazionale che animano di preziosi concerti di musica sacra le basiliche bizantine ravennati, cuore antico della città e patrimonio dell’Unesco.
Quando però lessi che a dirigere il coro era Nancy Milesis Romano, che avevo appena conosciuto, la contattai immediatamente per farmi dare maggiori informazioni e soprattutto per ricevere proposte di programma e registrazioni del coro. La prima grande sorpresa fu scoprire, nei brani del loro repertorio, uno Stabat Mater di Girolamo Abos, autore settecentesco di scuola napoletana, allievo di Francesco Durante e Leonardo Leo, che ebbe come allievo Giovanni Paisiello. Una proposta molto raffinata di un autore certamente poco noto ai più, ma esponente di quella straordinaria stagione musicale che va sotto il nome di Scuola Napoletana, dalla quale tutta Europa attinse a piene mani, a partire dal giovane Mozart. Ravenna Festival dedicò proprio alla Scuola Napoletana un percorso di cinque anni di programmazione di opere e oratori in collaborazione col Festival di Pentecoste di Salisburgo, l’Opera Garnier di Parigi, il Teatro Real di Madrid, realizzando un progetto fortemente voluto dal maestro Riccardo Muti, da sempre fautore della necessità di riscoprire e valorizzare quello scrigno inesauribile di tesori.
L’altra duplice sorpresala ricavai ascoltando la registrazione che Nancy m’inviò: non solo la musica era di grande interesse e fin dal suo incipit svelava esibiti richiami al celeberrimo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi, ma anche l’esecuzione era pregevole, soprattutto considerando quanto difficile sia e quanto tempo e lavoro richieda, raggiungere l’impasto e l’affiatamento delle voci, equilibrio che il coro aveva saputo ottenere anche inserendo alcune cantanti ucraine specializzate nel repertorio antico, componenti del Kiev Baroque Consort. Sicuramente l’impianto interamente femminile conferiva un colore musicale di particolare suggestione, ma mi convinsi anche da subito di quanto la “femminilità” del coro costituisse una risorsa fondamentale ben oltre l’aspetto musicale, per la sensibilità, la tenacia, l’amore e l’intelligenza che le donne sanno profondere quando trovano il contesto giusto per esprimere tutte le loro qualità. Per questo motivo scelsi di completare anche l’organico strumentale con tre donne, ottime musiciste: le violiniste Johanna Piszczorowics e Francesca Camagni e, alla viola da gamba, Rosita Ippolito.
Il concerto si è svolto sabato 16 giugno 2018, nell’ambito della programmazione di Ravenna Festival intitolata “I Vespri di San Vitale”, in quella che probabilmente è la più suggestiva e originale basilica ravennate a pianta ottagonale sul modello della Basilica di Santa Sofia a Istanbul. Il numeroso pubblico che affollava la basilica ha seguito con grande attenzione l’esecuzione, catturato dalla bellezza della musica e dalla qualità dell’esecuzione, a conferma di quanta musica ci sia ancora da scoprire che merita di essere conosciuta e proposta. Ma che a farlo sia un coro di consorti di diplomatici italianiè qualcosa che, soprattutto nel nostro paese, ha il sapore di un vero miracolo.
Il fatto che dalle consorti e mogli di nostri ambasciatori all’estero provenga un esempio così prezioso d’intelligenza e sensibilità musicale è assolutamente in controtendenza rispetto alla scarsa considerazione e alle insufficienti risorse che, di fatto, vengono destinate alla cultura, all’arte e alla musica in Italia, il paese che più di ogni altro dovrebbe saper investire sul più grande patrimonio culturale al mondo di cui la storia ci ha fatto dono. Un bel biglietto da visita per l’Italia e soprattutto, speriamo, un segnale di svolta.
Angelo Nicastro
Laureato in filosofia e diplomato al Conservatorio di Bologna, approfondisce lo studio del quartetto d’archi perfezionandosi presso la Scuola di Musica di Fiesole. Nel 1983 fonda l’Accademia Bizantina ricoprendone il ruolo di responsabile artistico e coordinatore oltre a quello di musicista dell’ensemble, e la porta in breve tempo ad affermarsi a livello internazionale. Alla fine degli anni ‘90 assume l’incarico di Co-Direttore Artistico di Ravenna Festival e Direttore Artistico delle Stagioni di Opera e di Danza del Teatro Alighieri di Ravenna.
Invitato regolarmente in giurie di concorsi lirici internazionali, dal 2012 assume la direzione artistica del Concorso Lirico Internazionale Renata Tebaldi della Repubblica di San Marino.
Collabora con l’Italian Opera Academy fondata nel 2015 dal maestro Riccardo Muti.