di Eleonora Mancini Durante Mangoni
La Casa delle Palme sorge tra la Vallesina e il mare, ma per un capriccio dell’orizzonte non vede né l’una né l’altro. E’ segnata dal tempo, eppure ricorda ancora la bella dimora padronale che è stata, circondata da zolle di terra scura rilucente come ossidiana. Due palme fiere ne segnano l’ingresso e la vecchia ruota del pozzo è ancora visibile tra l’esuberanza dell’edera. Qui è cresciuta una grande famiglia allargata come si usava nell’Ottocento e qui nacquero il bisnonno Enrico e i suoi quattro fratelli. “Eravamo tutti biondi e tutti belli” diceva mia nonna, ma se qualcuno era davvero bello, qualcun altro era segnato da un evidente prognatismo, il secondo tratto caratteristico di famiglia. Nonna, che per fortuna aveva preso l’onda giusta, non si diede mai per vinta e a conferma delle sue teorie estetiche citava il prozio Ubaldo che si trasferì a Roma con sua figlia Virna, che poi divenne Virna Lisi, su cui mia nonna aveva un’altra trionfante teoria: “E’ l’olio d’oliva!”. Fatto sta che se nella Vallesina l’ulivo è sempre stato una pianta fondamentale per ogni famiglia, lo è stato in particolar modo per i Pieralisi.
Diede inizio a tutto Adeodato Pieralisi, uomo ingegnoso e capace, che alla fine dell’Ottocento adibì parte della grande casa ad officina per costruire trebbiatrici a vapore e, per realizzarle al meglio, si dotò persino di una fonderia per le leghe leggere. L’impresa ebbe successo, ma le guerre la misero a dura prova e Adeodato dovette ricominciare. Riprese ad amministrare le terre di famiglia, ma non gli sfuggì la grande potenzialità degli uliveti rigogliosi e decise di iniziare proprio da lì, dall’olio d’oliva.
Nell’Ottocento la produzione dell’olio d’oliva aveva ancora carattere familiare e locale: i frantoi erano a torchio per lo più a trazione animale, situati nelle case padronali a servire una o poche famiglie. Solo alla fine del secolo i frantoi evolvettero in meccanismi complessi, composti da più macchinari alimentati dall’energia idraulica, collocati in apposite aree industriali, prossimi a corsi d’acqua prima e alle zone elettrificate poi, e gestiti da operai specializzati. Nonostante una certa evoluzione tecnologica, nel dopoguerra la produzione dell’olio era ancora segnata da limiti oggettivi derivati dall’importante scarto, da tempi di produzione troppo lunghi che influivano sulla qualità del prodotto e dal forte dispendio di energia. In più, nel momento in cui il frantoio non serviva più le esigenze di una o poche famiglie, si aggiungeva la difficoltà di sviluppare la cosiddetta lavorazione “partitaria”, finalizzata a distinguere le partite di olive di proprietari diversi, intenzionati a mantenere il proprio olio distinto da quello degli altri.
Il 2 giugno del 1947 Adeodato ed i suoi figli aprono i battenti della MAIP (Macchine Agricole Industriali Pieralisi) a Jesi, cittadina di modeste dimensioni ma nota sin dalla metà dell’800 come la “piccola Milano delle Marche” per essere stata, in una regione prevalentemente agricola ed arretrata, un avamposto dell’industrializzazione. La MAIP produce frantoi e macchine olearie, mentre il boom economico degli anni Cinquanta viene favorito da un’evoluzione vertiginosa della tecnologia che i Pieralisi colgono con fiuto di veri imprenditori ed applicano con genio innato ai loro macchinari sempre più sofisticati ed innovativi. Alcune caratteristiche di grande modernità mettono subito l’azienda all’avanguardia rispetto ai concorrenti: l’innovazione, la ricerca della qualità totale e la cura attentissima della clientela. La MAIP diviene tra le prime ambasciatrici dell’eccellenza italiana nel mondo: nei primi anni ’50 vengono venduti in Libia ed in Tunisia i primi impianti oleari completi “made in Jesi”, mentre seguono commesse prestigiose in Marocco, Algeria, Egitto, Siria e Libano, ma anche in Spagna, Portogallo, Francia e Grecia, coprendo tutta l’aria mediterranea in cui si concentrava all’epoca il 96% del patrimonio olivicolo mondiale e il 98% della produzione di olio.
Ma è con un ulteriore salto generazionale che si compie anche il vero salto di qualità, quando il nipote di Adeodato, Gennaro, l’Ingegnere, laureatosi a Pisa nel 1965, prende le redini dell’azienda. Visionario e competente, Gennaro trasforma l’azienda in una solida organizzazione di tipo industriale su vasta scala e rivoluziona il tradizionale sistema di estrazione dell’olio. Nuovi brevetti si succedono a velocità impressionante, tanto che la concorrenza rincorre a fatica la MAIP, l’unica capace di produrre un impianto oleario completo e all’avanguardia, di installarlo in qualsiasi parte del mondo e formarne in loco il personale addetto. Le problematiche di ottimizzazione del processo produttivo, a cui già Adeodato aveva cercato di rispondere, trovano soluzioni inimmaginabili ai tempi del fondatore: il tempo di gramolatura delle olive viene ridotto dell’80% salvaguardando le proprietà organolettiche dell’olio e un’altissima percentuale di polifenoli; viene ridotto il consumo energetico; viene eliminata l’acqua dal processo estrattivo consentendo di trasformare i materiali di scarto, prima tutti a perdere, in un “patè” disidratato e riutilizzabile in ambito agricolo, zootecnico e per la produzione di biogas. In più, la precisione delle nuove macchine consente una pulizia dei contenitori e una divisione partitaria praticamente perfette.
Negli ultimi anni la MAIP è andata ancora oltre e la sperimentazione in nuovi ambiti ha fatto sì che le soluzioni tecnologiche pensate per l’estrazione dell’olio d’oliva potessero essere utilizzate in molti ambiti diversi. Da quelli alimentari per l’estrazione di succhi di frutta, di passate vegetali e di latti vegetali (soya, mandorla, riso, avena); a quelli industriali per la pulizia e il trattamento di olii da produzioni; a quelli ecologici per la depurazione e lo smaltimento di scarichi civili e industriali. Il controllo digitale degli ultimissimi sistemi ha consentito di creare un network sempre più efficace nel customer care, connettendo ogni singola macchina alla casa produttrice che previene e risolve online la maggior parte delle problematiche.
Nella sua lunga storia imprenditoriale la MAIP ha visto ampliamenti, acquisizioni e diversificazioni e Gennaro Pieralisi ne ha perseguito l’internazionalizzazione e l’innovazione divenendo imprenditore di importanza nazionale fino a ricoprire ruoli nel sistema di Confindustria nazionale e nel comitato Leonardo che lo volle come socio tra le eccellenze imprenditoriali del nostro Paese. Nonostante tutto, gli scorsi anni di crisi globale non sono stati facili, nemmeno per le aziende più solide e di successo. E l’ultimo anno di Covid ha praticamente bloccato l’accesso a tutti i mercati aggravando una situazione già complessa. Nel luglio 2020 i Pieralisi hanno deciso di cedere una parte significativa delle quote al fondo IDeaCCR per il rafforzamento patrimoniale e finanziario. A novembre Gennaro si è spento, confidando nella capacità dell’azienda di riprendere a crescere. Un altro salto generazionale e grandi speranze, ma soprattutto una certezza: che il 75% dell’olio prodotto nel mondo passa per Jesi e conferma il motto dell’Ingegnere “Dove c’è un ulivo, c’è Pieralisi”.
Eleonora Mancini Durante Mangoni
Una laurea in Lingue e Letterature Straniere e una specializzazione all’Università Statale di Mosca, vari anni di lavoro nell’ambito della comunicazione e promozione del “Made in Italy” all’estero. E’ stata membro del Direttivo ACDMAE 2015/2017 con la responsabilità del Gruppo Eufasa e prima sostenitrice del Progetto editoriale di “Altrov’è”. Ha collaborato con scrittori e giornalisti in progetti editoriali, conducendo lo studio dei materiali di ricerca in lingua russa. Ha vissuto in Russia, Libia, Giappone ed è in procinto di traslocare a Bucarest con il marito, prossimo Ambasciatore italiano in Romania.