di Susanna Bonini Verola
A torto il navigatore Giovanni Da Verrazzano, originario di Greve in Chianti ma cresciuto nella Firenze dei De Medici, è sempre stato meno famoso dei suoi colleghi Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci e Giovanni Caboto. Le sue imprese – fra tutte, la prima perlustrazione via mare della costa atlantica settentrionale, dalla Florida al Maine – furono non di meno di grandissima importanza: dobbiamo a Da Verrazzano lo sviluppo della geografia e della cartografia moderna, ma anche la moda dei diari di viaggio arricchiti di annotazioni e schizzi su popolazioni indigene e specie animali esotiche.
A 500 anni dalla sua più grande impresa –la ‘scoperta’ della Baia di New York il 17 aprile 1524-
New York e Firenze hanno finalmente tributato al loro eroe di quegli onori che la morte precoce e le circostanze storiche gli negarono per secoli: una “festa transatlantica”, al Paley Center e a Palazzo Vecchio, una mostra sulla cartografia rinascimentale e un docu-film (in italiano e inglese) che ricostruisce con dovizia di particolari e sulla base di documenti inediti, la sua vita avventurosa oltre che le sue grandi scoperte. Il risultato dei progetti lanciati per commemorare il 500esimo anniversario del coraggioso esploratore-umanista è stata un’indagine sull’indubbio valore universale delle sue scoperte. Una sorta di operazione-verità resa possibile dal lavoro di squadra tra le nostre rappresentanze diplomatiche e le autorità consolari americane di Milano. Con il contributo cruciale del ministero della Cultura, dell’ufficio per gli anniversari nazionali della Presidenza del Consiglio, della Regione Toscana e dell’associazione Amici della Cultura e della Storia Italiana (ACSI) che hanno convolto nelle celebrazioni, sul fronte americano, la municipalità di New York, l’Italian American Forum e la potente National Italian American Foundation (Niaf).
La Grande Mela è stata la prima ad applaudire queste iniziative, lo scorso 17 aprile, data in cui cinquecento anni prima Da Verrazzano, con l’unica imbarcazione sopravvissuta a una tempesta atlantica, risalì – primo fra gli europei – la baia di New York, tra Staten Island e Brooklyn, scorgendo le terre dove molto più tardi sarebbe sorta l’iconica metropoli americana.
Non è un caso se uno dei ponti sospesi più lunghi del mondo, sotto cui passa la maggior parte del traffico marittimo diretto a New York e in New Jersey, è dedicato a lui. I resoconti scritti del navigatore confermano che la sua nave si fermò proprio dove ora sorge il Verrazzano Bridge, al largo di Manhattan e della Statua della Libertà.
De Verrazzano in realtà, ha chiarito Alan Friedman presentando la pellicola di Beaver Lake Pictures, “fu in molti modi più importante di Cristoforo Colombo”. Tanti piccoli ma non secondari ‘scoop storici’ raccontati nel documentario scritto e realizzato dal giornalista americano e da Giuseppe Pedersoli (il figlio di Bud Spencer) hanno stupito il selezionatissimo pubblico di New York e di Palazzo Vecchio, dove è stato poco dopo proiettato il film. Il primo, e più singolare, ha per protagonista la famiglia dei marchesi fiorentini Gondi, i cui discendenti – Bernardo e Donna Vittoria – hanno presenziato a tutte le celebrazioni in programma: scopriamo, grazie ai documenti conservati dalla nobile famiglia che Francesco I di Francia aveva potuto finanziare solo in parte la spedizione del Verrazzano perché all’epoca era distratto dalle sue guerre in Europa e a corto di denaro. Fu, in realtà, il banchiere fiorentino Antonio Gondi a dare un contributo decisivo alla sua spedizione, nel 1523, prestando i primi 700 scudi al navigatore e spendendosi personalmente con il sovrano per convincerlo a cofinanziare l’impresa.
La Francia spese fortune per quelle guerre peraltro perdendole e non ebbe più interesse (ne risorse) per valorizzare le scoperte del Verrazzano. Dei suoi preziosi resoconti, scritti con dovizia di particolari, saranno altri esploratori, al soldo di altri sovrani, a trarre benefici e gloria.
Fu questa circostanza storica avversa, unita alla malaugurata morte in un’imboscata tesa da tribù di cannibali delle Bahamas, nel 1528, a far calare il sipario sulle sue esplorazioni e su chi le rese possibili. Grazie a un paziente lavoro di documentazione e ricerca storica oggi possiamo finalmente dire che anche a Da Verrazzano è stata restituita la fama e la gloria che gli spettavano: a New York come a Firenze.
Ogni 17 aprile, da quest’anno, sarà celebrato il “Verrazzano Day”, sia a New York che al castello di Verrazzano di Greve in Chianti, a Firenze. Insomma, sarà una festa condivisa sulle due sponde dell’Atlantico a rafforzare ulteriormente la relazione tra due Paesi, da sempre amici fraterni, come l’Italia e gli Stati Uniti. Perché la storia, con le sue verità, prima o poi tornano sempre a galla.
“Giovanni Da Verrazzano: dal Rinascimento a New York City”, già trasmesso da RaiTre lo scorso 7 maggio, è disponibile su RaiPlay
Susanna Bonini Verola
Ha vissuto a Parigi, dove ha terminato gli studi in Scienze Politiche, Bruxelles e Washington. Giornalista professionista e tv producer, ha lavorato nelle trasmissioni di approfondimento di RaiNews24-Rai 3 e per i notiziari Tv di Euronews (Lione). Dopo varie collaborazioni con radio e magazine, approda ad Adnkronos con cui lavora per oltre 10 anni. Rientrata a Roma, ha ripreso a lavorare come ricercatrice e redattrice di report televisivi. È consigliera ACDMAE e dal 2017 coordina questa rivista.
Oggi è giornalista presso l’Agenzia Giornalistica Italia (AGI)