di Susanna Bonini Verola
Spaccanapoli, una rumorosa babele di vicoli agghindata a festa tutto l’anno. Tra incantevoli chiese barocche, botteghe artigianali e inebrianti aromi di caffè c’è l’anima più autentica della città partenopea: una capitale mediterranea senza tempo, con un glorioso passato e un futuro da cavalcare con spregiudicatezza e genialità.
In questo variopinto quartiere le contaminazioni culturali e le tradizioni millenarie stanno dando linfa a una città contemporanea (non sempre conosciuta al grandissimo pubblico) che parla d’innovazione: gallerie polifunzionali, arte sperimentale e design d’autore. Percorriamo via di San Biagio dei Librai schivando sciami di turisti e improbabili bancarelle, per svoltare in vico Moneta della Pietà, una delle vie d’accesso all’Archivio di Stato, complesso monumentale recentemente restaurato e restituito alla città. Oggi è anche una prestigiosa location per eventi artistici e culturali ed è qui che è stata allestita una delle fiere di design più interessanti del panorama contemporaneo: Edit Napoli, un appuntamento annuale giunto in punta di piedi alla sua quinta edizione e già inserito a pieno titolo nell’agenda internazionale degli eventi imperdibili per gli amanti del design contemporaneo.
Chi non ha mai visitato Edit Napoli non può che restare sbalordito da questa realtà nata nel 2019 per offrire una vetrina alternativa ma ugualmente internazionale a designer-artigiani emergenti, che sfidano le grandi produzioni in serie (i “brand” blasonati) promuovendo oggetti creativi legati al territorio, al saper fare e alla sostenibilità.
In pochi passi arriviamo in un monumentale chiostro rinascimentale: è l’atrio del complesso monastico dei Santi Severino e Sossio, uno dei più antichi centri della spiritualità benedettina del Mezzogiorno, riadattato nel XIX secolo ad Archivio onciario. L’atrio è a sua volta collegato ad altri atrii monumentali, a chiostri e a sontuosi spazi interni, come sala Filangieri e la settecentesca sala del Capitolo. Il tutto è, di per sé, un percorso espositivo naturalmente coinvolgente, che si snoda tra ambienti esterni ed interni impreziositi da affreschi e accarezzati da una luce naturale che nessun impianto elettrico potrebbe eguagliare.
Dopo anni di chiusura, una riuscita campagna di restauri ha finalmente riaperto al pubblico questo gioiello dell’architettura ed è qui che sono state sistemate le creazioni di oltre cento espositori, circa il doppio di quelli che parteciparono alla prima edizione della fiera ideata e voluta da due donne eclettiche e coraggiose come Emilia Petruccelli e Domitilla Dardi.
Sulla scia delle collaborazioni internazionali, i programmi “Cult”, e la sezione Seminario dedicata allo scouting di giovani talenti, EDIT Napoli non ha mai smesso di crescere e calamitare entusiasmo. Il progetto delle fondatrici, oggi curatrici della fiera, doveva infatti essere fortemente identitario e in continuo divenire perché espressione di un territorio aperto alla creatività e alle contaminazioni. EDIT è effettivamente tutto questo, ci spiega Emilia Petruccelli.
La avviciniamo nel complesso duecentesco di Santa Maria La Nova, dove ha appena inaugurato “A Matter of Perspectives”, l’installazione con la pietra lavica di Ranieri, azienda campana che promuove l’uso di questo materiale naturale per l’arredo, l’architettura e l’interior design di progetti residenziali.
“Il protagonista indiscusso di EDIT è il design artistico d’autore, produzioni creative di artigiani che lavorano in maniera spontanea e realizzano, attraverso un racconto, prodotti che hanno una storia”, spiega Petruccelli. A questi creativi, Napoli offre un palcoscenico a suo modo unico e ‘tagliato’ per loro. “I nostri autori spesso incrociano qui le loro storie e fanno nascere collaborazioni – aggiunge – perché si trovano in un contesto che li valorizza e non li schiaccia, come accadrebbe in altre manifestazioni più grandi.” “La Napoli del saper-fare, della creatività e del saper arrangiarsi, continua Domitilla Dardi, è il contesto più adeguato a raccontare la storia di questi artigiani…Qui nascono contaminazioni incredibili!”
Le curatrici ammettono che l’organizzazione di un simile evento tra i vicoli di Spaccanapoli ha richiesto sforzi “difficilmente descrivibili”. Ma basta osservare gli sguardi estasiati dei tanti visitatori per dedurre che le loro fatiche, anche quest’anno, sono state ampiamente ripagate. Lo confermano anche i numeri: la quinta edizione dell’evento, a ottobre, ha registrato una maggior presenza internazionale di testate accreditate, di compratori e di semplici visitatori complici anche le nuove partnership che EDIT ha concluso con l’Ambasciata e il Consolato olandese, e con l’Istituto Cervantes di Napoli.
In sintonia con l’anima più autentica di Napoli, EDIT ha messo in vetrina progetti che privilegiano la qualità rispetto la quantità, la territorialità rispetto la globalizzazione. Prodotti (non prototipi) spesso venduti solo su ordinazione e personalizzabili, che richiedono lavorazioni manuali partendo da materie prime selezionate, per lo più sostenibili, secondo processi produttivi trasparenti e mai delocalizzati. Nell’austera Sala del Capitolo, dove sono tuttora conservati gli antichi volumi del catasto onciario, spiccano le Touch Lamp di Les First, marchio Made in Italy fondato dall’architetto Marcomini. Lampade completamente prodotte da artigiani lombardi e veneti che si rifanno alle mitologie mediterranee combinando metodi antichi e tecnologie sostenibili per creare pezzi unici e dinamici. Nella sezione Seminario, dedicata ai giovani talenti, il designer italo-canadese Chris Fusaro ci presenta la sua Pasta Persa: una collezione di utensili da cucina – colini, scolapasta e sottopentole – realizzati con ‘pasta’ in bronzo nichelato, in tutto simile a quella che finisce nei nostri piatti ed ottenuta grazie all’antica tecnica della cera persa.
La libreria leggerissima e componibile Lockwerk Shelf, in acciaio inox, di Giorgio Bena è stata premiata dalla giuria di esperti per il suo ‘design intelligente’, che coniuga prezzi abbordabili, sostenibilità e attenzione per il patrimonio culturale. Tratti che caratterizzano anche il Pouf Tracce di ruga.peressinotto, un altro progetto premiato che si focalizza sul riutilizzo dei materiali di scarto (come la lana di pecora d’Alpago, anticamente filata nel nord-est d’Italia) per produrre complementi d’arredo contemporaneo. Menzione speciale anche alla collezione Nasse firmata da Rehub, start-up di Murano che con una sua tecnologia trasforma gli scarti delle vetrerie in una pasta che può essere stampata in 3D ed assumere forme diverse a seconda dei diversi utilizzi.
Sono prodotti come questi – e ne abbiamo citati solo una minima parte – a dare credibilità e sostanza a una fiera che parla di innovazione, passione e coraggio femminile. Con EDIT Napoli Domitilla Dardi ed Emilia Petruccelli hanno sicuramente vinto la loro scommessa.
Susanna Bonini Verola
Ha vissuto a Parigi, dove ha terminato gli studi in Scienze Politiche, Bruxelles e Washington. Giornalista professionista e tv producer, ha lavorato nelle trasmissioni di approfondimento di RaiNews24-Rai 3 e per i notiziari Tv di Euronews (Lione). Dopo varie collaborazioni con radio e magazine, approda ad Adnkronos con cui lavora per oltre 10 anni. Rientrata a Roma, ha ripreso a lavorare come ricercatrice e redattrice di report televisivi. È consigliera ACDMAE e dal 2017 coordina questa rivista.
Oggi è giornalista presso l’Agenzia Giornalistica Italia (AGI)
Interessantissima realtà: Napoli ha una lunga tradizione di innovazione artistica e culturale e non ha paura (tutt’altro) delle contaminazioni! 😉