di Milena Guarino Padula
Avete la sensazione che la vita vi scivoli tra le mani così in fretta da non riuscire neppure a ultimare la “to do list” della giornata? Temete di non poter gestire lo stress quotidiano, oppure di fallire nel raggiungimento degli obiettivi professionali che vi eravate prefissati? Ancora, volete intraprendere una nuova attività o cambiare lavoro ma non sapete da dove cominciare? La soluzione giusta per voi potrebbe essere quella di rivolgervi a un Coach, ovvero un “allenatore” del vostro benessere personale e lavorativo. Un professionista che vi dia un supporto su misura per voi, senza imporre “ricette” ma guidandovi nella scelta del miglior percorso, quello che è già dentro di voi, anche se probabilmente non lo avete ancora capito.
Di questa nuova figura professionale abbiamo parlato con Veronika Schmid Lungarotti, socia ACDMAE e coach professionista, incontrandola a margine del workshop che ha tenuto per il Gruppo Formazione e Lavoro su “Il Coaching, una carriera portatile del futuro”.
Veronika cos’è per te il Coachinge come mai hai deciso di farne una professione?
“Il Coaching si può configurare come una partnership tra due persone – il coach e il coachee– dove il primo stimola la riflessione e la crescita interiore del secondo per permettergli di massimizzare il proprio potenziale personale e professionale”.
Veronika ha deciso di diventare un coach professionista dopo un percorso lavorativo molto movimentato per via dei continui spostamenti legati alla carriera del marito.
“Ho mosso i primi passi a Vienna, come ricercatrice, per poi ottenere una consulenza all’IBM di Roma, azienda con cui ho lavorato qualche anno anche dopo il trasferimento ad Abu Dhabi di mio marito. Finita quell’esperienza, ho aperto la mia società no-profit negli Emirati ma nel frattempo ci era stata assegnata una nuova sede, negli Stati Uniti, dove non potevo trasferire la società. In quegli anni sono nati anche i miei tre figli ed ho capito che dovevo trovare un tipo di lavoro che mi permettesse di poter traslocare in altri Paesi e, allo stesso tempo, mi consentisse di trascorrere più tempo con loro”.
La nostra amica decide allora di prendersi una pausa per riflettere e cercare d’individuare un lavoro più adatto ai ritmi di una mamma globe-trotter.
Esser stata a tua volta la cliente di un Coach ti ha forse aiutata a scegliere questa strada e a farne una professione?
“In realtà già prima di lasciare gli Emirati avevo consultato un Coachche mi aveva aiutata a capire che questa poteva essere la mia nuova professione. Di solito, infatti, ho sempre cercato di creare nuove opportunità di lavoro nei sei mesi precedenti il cambio sede per costruirmi in tempo uno “scenario” d’atterraggio professionale anche nella futura destinazione. Di conseguenza, quando sono arrivata a Washington, ho speso tutte le mie energie nel percorso che dovevo intraprendere per diventare Coach: ho frequentato un corso di un anno, molto impegnativo, alla Georgetown University. E durante i miei studi sono stata accompagnata anche da un Mentor Coachche mi ha seguito nella pratica della nuova attività”.
Quali sono i diversi tipi di Coaching? E tu di quale ti occupi in particolare?
“Ci sono diverse forme di coaching, di queste forse la più conosciuta è il Life Coaching, ma esiste anche lo Sport Coaching, l’ Expat Coaching, l’Health Coaching, e il Career Coaching. Inoltre, sta diventando molto popolare anche il Parenting Coachingche assiste i genitori alle prese con i problemi adolescenziali dei figli. Io, invece, sono specializzata in Business e Leadership Coaching,un ramo che riguarda la vita delle aziende, la gestione delle risorse umane e i rapporti di lavoro”.
Ti è mai capitato di non riuscire ad aiutare un cliente?
“Prima d’intraprendere un percorso di Coachingsi organizza un incontro preliminare per permettere al cliente di definire gli obiettivi che intende raggiungere, in quanto tempo e se tali obiettivi siano realmente alla sua portata. In certi casi durante l’incontro si scopre che il cliente non ha bisogno di un coachma di un consulente,ovvero un professionista settoriale che offre soluzioni specifiche, oppure di una terapia psicologica. Può anche succedere che un cliente raggiunga gli obiettivi fissati prima del previsto, mentre un altro invece procede a piccoli passi e quindi ha bisogno di più incontri. A volte, poi, i risultati non sono subito tangibili: se il Coachha “seminato” bene, quei “semi” saranno utili al cliente in seguito”.
Quale qualità personale credi ti aiuti maggiormente nel tuo lavoro?
“A mio avviso esser curiosi è senz’altro un ‘plus’. Nel mio caso entra in gioco anche il desiderio di conoscere la vita e la storia delle persone, una predisposizione cruciale per aiutarle nel processo di crescita individuale e professionale, e nel raggiungimento dei loro obiettivi”.
Come si diventa Coache perché è considerata una professione portatile?
“Si diventa Coachseguendo un corso che prevede lezioni, esami ed ore di pratica.
Il mio consiglio è di frequentare un corso riconosciuto da ICF – International Coaching Federation – il più autorevole ente internazionale preposto al controllo e al riconoscimento dei corsi. Il Coaching, certificato da un organismo internazionale, diventa quindi una vera e propria carriera portatile perché, grazie alla tecnologia, il cliente può esser contattato con un telefono o un computer, da qualsiasi parte del mondo. La distanza, infatti, non influisce per nulla sulla qualità della partnership tra coache coacheee, non di rado, anche quando si vive nella stessa città, il trainingavviene con successo anche senza vedersi.
Come riesci a conciliare casa, lavoro…E traslochi?
“Una carriera portatile come il Coachingè di grande aiuto: non ho bisogno di ricominciare daccapo quando cambio paese perché la mia attività e i miei clienti li porto con me, nella mia agenda. E visto che il Coachingè molto popolare in tutto il mondo, ne trovo facilmente altri in loco.Ovviamente,ho imparato a esser paziente e darmi almeno un anno di tempo, dopo ogni trasferimento, prima di riprendere a tempo pieno l’attività lavorativa”.
In veste di Coach, che consigli daresti ai nostri lettori?
“Raccomando sempre ai consorti itineranti di non sentirsi limitati dal fatto di dover seguire il coniuge nei vari spostamenti. Piuttosto, dovrebbero interpretare positivamente ogni trasferimento in un nuovo Paese, cercando di trasformare il loro nuovo inizio, in un’opportunità per arricchirsi di nuove idee e intraprendere nuove iniziative”.
Come direbbe il grande Winston Churchill, uno dei più brillanti statisti della nostra storia, “l’ottimista vede opportunità in ogni pericolo, il pessimista vede il pericolo in ogni opportunità”. Forse senza saperlo, con il suo fine umorismo e la sua straordinaria capacità di fare “di un male un bene”, fu lui a individuare per primo, già il secolo scorso, l’ingrediente essenziale di questo metodo innovativo per migliorare le proprie “performance”!
Milena Guarino Padula
Dopo la Laurea in Scienze Economiche e Bancarie all’Università di Siena, segue il marito a Mosca, Londra, Bahrain e Montreal. In quest’ultima sede, alla McGill University, consegue una laurea specialistica in Public Relations and Fundraising. E’ stata Vice Presidente del Consiglio Direttivo ACDMAE 2006/2008, occupandosi fra l’altro di Lavoro dei Consorti ed Eufasa. E’ tuttora delegato Eufasa dell’attuale Direttivo e, in questa veste, ha lanciato quest’anno il nuovo Gruppo “Formazione e Lavoro”.
Brava Milena. Lavoro interessante e innovativo che stavamo aspettando da molto tempo. Spero che le giovani consorti sappiano trarre profitto da questa tua iniziativa che io avrei considerata preziosissima.
Complimenti. Maria Pia Cavarai
Grazie Maria Pia. Il Gruppo Formazione & Lavoro è aperto a chiunque voglia pensare ad un proprio percorso professionale a qualsiasi età ed in qualsiasi paese del mondo. Insomma una Carriera Portatile… a portata di valigia!
Il lavoro è un diritto, ma anche un dovere. Cfr. l’articolo 4 della Costituzione Italiana : “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere secondo le proprie possibilità e la proprio scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società”. Materiale e spirituale…. che parole splendide! Brava Milena!