di Veronika Hager von Strobele Quaroni
“ Serenità in famiglia ed entusiasmo per le novità sono ottimi ingredienti, ma non esistono ricette: ogni caso va studiato a sé” è il parere della docente di psicologia Clelia Rossi Arnaud.
Clelia Rossi-Arnaud è docente universitaria ed ha accettato di conversare con noi sulle problematiche collegate all’ apprendimento e ai frequenti cambiamenti nella vita dei figli di diplomatici. Clelia stessa è figlia di un diplomatico e conosce bene gli aspetti della vita itinerante di una famiglia.
– Professoressa Rossi Arnaud, la scelta della scuola dei figli di diplomatici e’ spesso determinata non solo dalla diversa provenienza culturale dei coniugi ma anche dall’ offerta scolastica reperibile in loco. A questi fattori si aggiunge che ogni bambino ha una sua particolare indole. Come classificherebbe lei ad esempio i sistemi scolastici italiano, francese ed inglese rispetto alle predisposizioni dei singoli bambini?
Clelia Rossi Arnaud: Dati a riguardo che io sappia non ci sono. Generalmente e dalla mia esperienza personale posso dire che nella scuola francese l’impostazione e’ basata sull’ apprendimento precoce di regole di comportamento e che lo spazio dato agli aspetti creativi della personalita’ come la musica, il disegno, la danza o il teatro e’ piu’ limitato. Ma forse e’ ormai un cliche’ perche’ vedo che le cose stanno cambiando. Nella scuola inglese invece sono proprio queste forme di espressione non scritte che vengono usate per stimolare la creativita’ nel bambino.
– I nostri figli devono affrontare spesso dei cambiamenti radicali dovuti ai trasferimenti dei genitori. Ci sono delle fasi, dei momenti nello sviluppo di un bambino che sono particolarmente adatti o inadatti a un trasferimento?
Clelia Rossi Arnaud: Qui in linea di massima i dati ci sono e ci suggeriscono che puo’ essere piu’ problematico sradicare un ragazzo in adolescenza che in un’ altra fase dell’infanzia. L’individuo adolescenziale inizia ad aprirsi di piu’ verso l’integrazione con i coetanei, quindi e’ piu’ difficile toglierlo dal suo contesto sociale proprio in quel momento. Voglio pero’ sottolineare l’importanza dell’ approccio individuale: ogni caso va studiato a se’. Se per esempio ad un adolescente viene proposto un paese, la cui lingua o cultura suscita in lui grande interesse, un cambiamento puo’ essere molto benefico. Credo che comunque sia anche importante, per quanto possibile, coinvolgere i giovani nella scelta.
– Per quello che riguarda nello specifico i problemi dell’ apprendimento, come per esempio la dislessia e la discalculia, quali scuole sono secondo lei piu’ preparate di altre ad affrontare tali problematiche?
Clelia Rossi Arnaud: Per quanto riguarda la discalculia, il disturbo relativo all’ apprendimento del sistema dei numeri, non conosco i dati relativi a una eventuale influenza della lingua. Tuttavia la facilità con la quale vengono eseguiti calcoli a mente potrebbe variare in funzione della lingua e della lunghezza delle parole corrispondenti ai numeri nella lingua usata. Nel campo della dislessia invece si distingue tra lingue trasparenti come l’italiano, in cui si leggono le parole come vengono scritte, e lingue opache come l’inglese e il francese, in cui la pronuncia non segue necessariamente lo spelling. Dislessie prese per tempo possono essere affrontate in qualsiasi lingua. Per il caso ipotetico però di un bambino di genitori italiani con una dislessia importante che frequenta la scuola francese, valuterei se e’ il caso di passare alla scuola italiana, cioè a una lingua trasparente. Generalmente è importantissimo che il rapporto tra bambino e scuola sia il più sereno possibile. I problemi dell’ apprendimento possono essere affrontati anche in modo diverso cercando di migliorare le condizioni dell’ insegnamento. Nella scuola svizzera un esperimento ha mostrato che se ai bambini piccoli viene consentito durante le lezioni di muoversi nell’aula in un’attività motoria programmata invece di essere costretti a stare seduti, si ha un aumento della velocità di apprendimento.
– I bambini cresciuti in larga parte all’estero, come i nostri, hanno un grande vantaggio nell’apprendimento delle lingue. Essi sono spesso bilingui. Credo che occorra però meglio definire tale termine, ci sono degli specifici standard?
Clelia Rossi Arnaud: I bilinguismi sono di diverso tipo e sono molto ben studiati nella scienza a vari livelli, come ad esempio gli effetti sulla plasticità del cervello, per esempio. Distinguiamo il bilinguismo compatto, quando due lingue vengono studiate in età molto precoce, da quello subordinato, quando una della due lingue rimane comunque la lingua base. Certo, un bilinguismo “perfetto”, una perfetta padronanza di due lingue, e’ più rara.
– Il bilinguismo compatto può comportare degli svantaggi linguistici se nessuna delle due lingue viene padroneggiata perfettamente?
Clelia Rossi Arnaud: Prima si pensava che l’apprendimento della seconda lingua in tenerissima età potesse essere nocivo. Gli studi che abbiamo oggi però dicono di no. E’ stato osservato che bambini bilingui a volte raggiungono dei livelli lessicali più poveri rispetto ad altri ma che questa e’ sempre solo una fase transitoria. I dati dimostrano che l’apprendimento di una seconda lingua in età precoce non solo produce degli ottimi risultati fonologici ma che comporta anche delle ottime capacità metalinguistiche. Vale a dire che un bambino che da piccolo ha imparato una seconda lingua ha molta più facilità a studiarne altre perché è in grado di comprendere le regole di funzionamento di una lingua. E’ bene anche seguire delle norme che aiutano i bambini a contestualizzare la lingua, cosiì essi imparano a usarla in un contesto specifico come la scuola o la casa oppure con una determinata persona, come la madre o il padre. Anche questi aspetti risultano essere importanti .
– Come vede la proliferazione di scuole dell’infanzia bilingue? E’ sempre un vantaggio l’insegnamento di una lingua straniera o va a discapito di altre discipline che non vengono più insegnate?
Clelia Rossi Arnaud: Visti i risultati di vari studi che mostrano i vantaggi forniti dall’ apprendimento della seconda lingua in tenera età non vedo rischi. Anzi, lo studio di una nuova lingua stimola curiosità e apertura mentale, caratteristiche che ci portiamo dietro tutta la vita. Io vedo che chi ha vissuto un’ infanzia interculturale continua la sua vita nella dimensione dell’ apertura.
– Bambini, che hanno dovuto affrontare cambiamenti durante l’infanzia spesso sviluppano flessibilità e curiosità, ma rischiano anche di sviluppare incertezze ed ansie?
Clelia Rossi Arnaud: Questo dipende da molti fattori come il tipo di personalità ma anche dalla fortuna. Certi bambini sono fortunati in quanto vivono certe esperienze nel momento giusto nella loro vita. Anche tra fratelli le aspirazioni, ambizioni e sogni possono essere molto diversi, per questo l’impatto del cambiamento su ognuno, anche nell’ambito della stessa famiglia, può differenziarsi molto.
– Eventuali difficoltà del bambino dovute al cambiamento causano sempre anche problemi di apprendimento?
Clelia Rossi Arnaud: Direi proprio di no. Ci sono bambini che continuano ad andare bene a scuola mentre hanno problemi a livello sociale perché non riescono ad integrarsi. Dobbiamo essere noi genitori i primi ad osservare un eventuale disagio. In tal caso dobbiamo rivolgerci sempre ad uno specialista.
– Siccome sono temi di grande interesse e rilevanza per noi, accetterebbe l’invito di venire all’ Associazione per approfondire queste tematiche con noi?
Clelia Rossi Arnaud: Con molto piacere.
– La ringrazio molto per questa intervista. La aspettiamo prossimamente!
Veronika Hager von Strobele Quaroni
Giornalista per formazione e appassionata viaggiatrice da 30 anni, moglie di un diplomatico italiano e madre di tre figli in età adolescenziale, Veronika Hager von Strobel ha vissuto in Austria, negli Stati Uniti, in Russia e in Belgio. Ha collaborato come giornalista freelance per il quotidiano dell’Alto Adige “Dolomiten”, per la “Moskauer Deutsche Zeitung” a Mosca e per “Europa”, pubblicazione mensile della Commissione dell’Unione Europea in Russia.
Grazie Veronika di averci fatto conoscere la prof. Rossi Arnaud, molto preparata. Se si potesse incontrare, sarebbe utilissimo! Brave ragazze!