La sacra conversazione tra voci e silenzi nello Stabat Mater del Coro ACDMAE

di Virginia Saba

C’è una bellezza sottile nello Stabat Mater di Pergolesi che il Coro dell’Associazione consorti del Ministero degli Affari Esteri ha saputo cogliere e donarci con la grazia del suo canto: la magia della mitezza. Ovvero il racconto di chi non sa come combattere per chi ama, ma che rappresenta l’amore in sé. E’ il prodigio della Madre davanti al Figlio, risorta con archi, clavicembalo, soprano e mezzosoprano nella meravigliosa Galleria del Primaticcio a Palazzo Firenze a Roma. E proprio in questo luogo d’incanto, sede della Società Dante Alighieri, che ci ha gentilmente ospitato, a emozionare sono stati ancor di più i silenzi che il direttore del coro Nancy Milesis Romano ha voluto far risuonare con le voci dell’Acdmae, riempendo di sacralità gli animi di chi ascoltava. Silenzi che hanno commosso perché vibranti della drammaticità di un capolavoro che racconta come dura un solo giorno ma per tutti i giorni la tragedia. Impossibile non restare incantati davanti al soprano Alessia Loporchio che canta “Cuius anima gemente” e al mezzosoprano Hadar Halevy De Vito in “Quae morebat et dolebat”. Con questi brani hanno commosso e serrato il cuore portandoci via via in un’altra dimensione. Così è stato per tutti e dodici i duetti e le arie solistiche che hanno rievocato la solennità dell’epoca barocca, mentre gli archetti graffiavano corde di strumenti antichi e il clavicembalo diffondeva la magia di quel tempo in cui Pergolesi visse, chiedendo a Dio la grazia di finire quel capolavoro rimasto eterno. Pochi mesi per buttare giù uno spartito nel quale alle note si alternavano le gocce di sangue del compositore che raccontava il dolore della Madre e la sua fine sul pentagramma. “Quando corpus morietur” l’anima salita al cielo ridona sollievo ai presenti e lascia a tutti un senso di pace infinita. Gli applausi, il bis dell’ultima aria e la sorpresa di aver ascoltato le voci di un coro che ha saputo abbattere ogni barriera e penetrare nella nostra parte più intima. Quella che si commuove davanti al sacro, davanti alla drammaticità dell’amore, davanti all’eternità. Finis Laus Deo, abbiamo pensato, quando le mani di Nancy Milesis Romano si sono fermate, e con esse le voci del coro e i suoni di quegli strumenti originali arrivati da lontano, per portarci a loro volta lontano. Un capolavoro che ha continuato a risuonare per ore ed ore nelle nostre vite, ricordandoci come la musica altro non è che una scala per il cielo. Non c’è rimasto altro da fare che rendere grazie a quelle voci divine che ci hanno riempito gli occhi di lacrime. E ai silenzi, che tutto ci hanno saputo raccontare. Il pubblico del Coro dell’Acdmae aspetta un’altra occasione per tornare a vibrare con la sua musica.

Virgina Saba
Presidente onorario ACDMAE

Giornalista professionista. Attualmente segretario particolare del Presidente della Commissione Bicamerale per le questioni regionali e collaboratrice per il gruppo editoriale Unione Sarda. Recentemente ha lavorato per Mediaset e Videolina. Iscritta al terzo anno della Pontificia Facoltà Teologica di Cagliari e laureata in Lettere, per diciassette anni giocatrice professionista di pallacanestro in serie A2 alla Virtus Cagliari. Ha collaborato alla realizzazione dell’autobiografia di Marco Belinelli “Pokerface” e di “Storie di donne speciali“. Nel passato è stata redattrice per i quotidiani Epolis e Sardegna Quotidiano, corrispondente di SkySport e SkySport24 e del portale La donna sarda.

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