di Nicoletta Pollice Beltrame
L’aggressione russa all’Ucraina ci ha presi tutti di sorpresa lasciandoci sgomenti. Nessuno meglio di una famiglia di diplomatici si rende conto del numero di crisi e di conflitti dimenticati al mondo, con cui dover convivere. Ci eravamo tuttavia illusi che almeno in Europa, nel XXI secolo, una guerra così non fosse più possibile. C’erano stati, è vero, i tragici conflitti della ex Jugoslavia. Putin era tuttavia venuto a Pratica di Mare nel 2003 ed aveva incontrato tutti i capi dei Paesi NATO in un clima di distensione e di speranza. Cos’è che è poi andato storto? Ce lo dirà la Storia, un giorno, ma nel frattempo dobbiamo guardare avanti. Potremmo così realizzare che, anche in questo momento tanto difficile, non mancano le ragioni per conservare l’ottimismo. Una di queste è la grande accoglienza offerta, spontaneamente e di slancio in tutta Europa, ai profughi ucraini in fuga dal loro martoriato Paese. Questo è vero per l’Italia, per la Polonia più di ogni altro Paese europeo ed è vero anche per la piccola Austria.
A Vienna la crisi ucraina ha avuto un impatto emotivo enorme anche perché è qui chiara la memoria storica di quando Leopoli faceva parte dell’Impero. È ancora più vivo il ricordo dell’occupazione sovietica, durata fino al 1955. Fino ad allora la città era divisa in quattro zone di occupazione come Berlino. Vivo è poi il ricordo anche del 1956, di quando cioè l’Unione Sovietica invase la vicina Ungheria. Tutti questi ricordi sono piombati addosso agli austriaci come vecchi incubi, ma la risposta è stata quella di aprire il cuore e le case all’ondata di profughi ucraini in arrivo. Alla stazione centrale di Vienna, la Caritas austriaca ha subito impiantato un centro di prima accoglienza ed orientamento per le persone arrivate in treno. Qui ricevono una bevanda calda e servizi come l’interprete per l’intermediazione culturale, l’assistenza psicologica se necessaria e l’instradamento verso il sistema austriaco di accoglienza.
Come successo anche in Italia, durante la prima ondata si è rivelata utilissima l’assistenza diretta della comunità ucraina già qui residente. Parenti, amici e conoscenti sono stati accolti dai concittadini già inseriti nella società austriaca. Molti sono anzi andati a cercare i congiunti con le proprie auto o con degli autobus affittati direttamente in Polonia o in Ungheria, nei campi di accoglienza appena passata la frontiera. Chi non ha potuto beneficiare di questa assistenza diretta si è rivolto alla Caritas ed agli altri centri di accoglienza per poter trovare case da affittare e altre strutture di accoglienza. Chi può pagare un affitto viene indirizzato verso un appartamento in linea con le sue possibilità di spesa, gli altri vengono presi in carico pro quota dai Laender federali.
Sul piano giuridico, agli ucraini è stato concesso uno status speciale umanitario che permette un soggiorno di lunga durata. Alle numerose auto ucraine arrivate sulle strade austriache è stato concesso un periodo di esenzione dai divieti di parcheggio e il posticipo dell’obbligo di nazionalizzare la targa del veicolo. Questo ha provocato qualche disagio: se inizialmente tutta la popolazione aveva in gran simpatia i rifugiati e non si scandalizzava nel vedere auto parcheggiate un po’ ovunque, senza troppo riguardo per il codice della strada, col passare del tempo sono emerse delle criticità via via stemperate spiegando ai rifugiati che il rispetto del codice della strada è un obbligo per tutti.
A suscitare empatia nei confronti dei profughi ucraini hanno anche contribuito due aspetti di questa nuova realtà. Si tratta soprattutto di donne e bambini, perché gli uomini sono rimasti in patria a combattere. È quindi scattata immediatamente una gara di solidarietà tra donne mentre i bimbi ucraini, contando anche su un rapido superamento delle barriere linguistiche, sono stati direttamente ammessi alle scuole austriache. Inoltre, dopo l’arrivo delle prime ondate di rifugiati, con la stabilizzazione della situazione militare, si è constatato come molti profughi preferissero addirittura tornare nel loro Paese non appena possibile. Gli ucraini stabilizzati in Austria ora sono circa 75 mila ma si ritiene che l’inverno possa portare una nuova ondata di profughi, in fuga dal gelo e dai bombardamenti. Anche qui il sistema di assistenza è al limite del livello di saturazione, ma le autorità assicurano che tutti saranno in ogni caso accolti: Vienna non ha intenzione di venir meno alla solidarietà di cui finora ha dato prova.
Nicoletta Pollice Beltrame
Laureata in Economia e Commercio a Roma ha seguito il marito Stefano in Kuwait, Germania, Iran, Stati Uniti Cina e, oggi, in Austria. Appassionata di viaggi esprime le sue emozioni attraverso la sua grande passione, la fotografia. Già membro del Consiglio Direttivo, è stata rieletta nel 2019 e come vicepresidente ACDMAE fino alla sua partenza per Vienna, è stata responsabile del Gruppo Insieme a Roma. Con il suo occhio attento e sensibile e la sua grande curiosità per l’arte e le culture straniere, dal cuore della Mittel Europa continua a inviarci le sue belle storie