Ci eravamo lasciati a febbraio con tanti di voi del gruppo “Insieme a Roma” visitando il Museo degli Strumenti. Appena tre mesi fa, ma sembrano piuttosto tre anni.
La nostra quotidianità è stata travolta dall’emergenza Covid-19. Un evento che probabilmente rimarrà nella storia e sicuramente nel ricordo di tutti noi, a cominciare dalla drammatica situazione che ha colpito in special modo non solo il Nord del nostro Paese, ma l’intera Europa e, in modo più o meno virulento, gli altri Continenti.
Non è questo il contesto per svolgere riflessioni sulle ricadute di natura sanitarie, sociali e psicologiche. Ne abbiamo letto e ascoltato a sufficienza in queste settimane. Tutte, peraltro, svolte a caldo, quindi con gli ovvi limiti, e non di rado viziate da emozione e interessi immediati.
È tuttavia il caso, per quanto ci riguarda direttamente, di prendere atto della circostanza che le famiglie italiane hanno in qualche modo provato ciò che nella nostra vita di consorti appare normale, vale a dire la separazione dalla famiglia.
Personalmente, l’emergenza mi ha sorpreso in un altro continente. Sono riuscita a prendere l’ultimo volo utile e tornare a casa in una Roma già deserta e surreale.
Altre amiche non hanno avuto la medesima fortuna: consorti che erano a Roma, non poche con bambini, non sono riuscite finora a raggiungere i coniugi nella sede dove operano.
E forse è stato questo l’aspetto che ci ha reso, in qualche modo, meno vulnerabili. Credo che ognuno in questo periodo abbia accresciuto ulteriormente la consapevolezza del valore affettivo della famiglia.
Per quanto attiene all’Associazione, questa ha subìto la stessa sorte dei diversi Centri di responsabilità del Ministero. L’ufficio, certamente, è rimasto aperto virtualmente. La modalità smart working – o meglio, in lavoro da remoto – è stata attivata. Jenny, in questo periodo, è stata incessantemente disponibile per dare seguito, per quanto possibile, ad ogni vostra richiesta. Fino a pochi anni fa, quando la tecnologia non era così avanzata e diffusa, non sarebbe stato possibile.
Certo, va detto che la natura stessa dell’operato dell’Associazione, legata alle dinamiche dell’attività diplomatica e delle sue implicazioni sociali, familiari e culturali , trova limiti obbiettivi in un frangente come l’attuale. Mi riferisco non tanto e non solo all’ordinaria attività di consulenza sulla situazione e sulle problematiche nelle sedi all’estero, che non si è certo fermata, o all’interazione in ambito del Consiglio Direttivo o fra i soci, che è stata gestita con efficacia tramite il digitale. Mi riferisco, piuttosto, al valore aggiunto delle iniziative o degli incontri a vario titolo che l’Associazione organizza con esperti sulle diverse tematiche di interesse, e, più in generale, alle iniziative che possono essere svolte solo in presenza.
Alcuni progetti ai quali tenevamo in particolar modo sono stati rimandati. Fra questi c’è l’incontro “pre-posting” in occasione del quale, nel mese di maggio, avremmo voluto presentare il lavoro del Consigliere Javier Barca, che per primo ha riordinato in un testo omnicomprensivo tutte le normative che regolano le partenze e le permanenze all’estero, e i rientri in Italia del personale MAECI. Per farvi conoscere quest’importante lavoro assieme ad altri nostri progetti, dovremo purtroppo aspettare l’autunno.
Ora, il lavoro che ci attende, laddove, come sembra, dovesse confermarsi un progressivo ritorno alle prassi abituali, pur con modalità di prevenzione o minimizzazione del rischio, è intenso e impegnativo. Combineremo progressivamente reale e virtuale, con l’auspicio che il primo torni a prevalere ma senza tralasciare quanto di positivo e utile c’è nel secondo. La lesson è…learned! Alcune delle presentazioni previste, come assicuratoci dagli speakers contattati, saranno tenute. Vedremo in che modalità.
Con il probabile e progressivo ritorno alla normalità (che tutti ci auguriamo), potrete tutti ovviamente contare sulla ripresa e sul rilancio dell’attività quotidiana che, sottolineo, non si è mai arrestata pur avendo dovuto far fronte a circostanze eccezionali.
Desidero ringraziare i miei compagni del consiglio direttivo, collaboratrici e collaboratori, come anche i numerosi soci, per aver consentito all’Associazione di operare in remoto. Voglio rassicurare tutti che, quando vi saranno le condizioni – e speriamo che ciò avvenga prestissimo – quest’ultima riprenderà ad essere, a 360 gradi, quel riferimento solido che negli anni ha sempre dimostrato di essere per tutti i soci.
E chiedo a questi ultimi, nelle forme che riterranno più opportune, di formulare suggerimenti e proposte per dar vita ad un’Associazione che vorrei definire 2.0, rinforzata dall’emergenza e preparata a meglio fronteggiare qualsiasi evenienza.
Questa è forse la sfida più importante che ci attende. E che ci troverà preparate.
Grazie
Nancy Milesis Romano
E’ nata in Argentina ed è diplomata in pianoforte e canto. Dopo un decennio negli Stati Uniti si trasferisce in Italia, dove si specializza in musica barocca. A Kiev studia Direzione d’orchestra. E’ fondatore e direttore dal 2008 del Coro dell’ACDMAE e del “Kiev Baroque Consort”. E’ direttore artistico dell’Italia Festival Barocco e Presidente dell’ACDMAE.