di Maria Giovanna Fadiga Mercuri
Chiedo perdono se inizio con Dante, ma non ne posso fare a meno: c’è sempre un verso della Divina Commedia per tutto. Un parolone impegnativo, questa volta: LIBERTA’. Nel mondo antico era considerata una dea; nel Nuovo Mondo è tuttora venerata come tale. Porta d’ingresso alla vita nuova, celebrata con una statua monumentale, fu invocata da F. D. Roosevelt nel 1941 nel momento più buio con il celeberrimo discorso delle Libertà Atlantiche. Libertà di parola, di religione, libertà dal bisogno, libertà dalla paura. L’opposto di “libero” è “prigioniero”, che in latino si dice captivus, da cui il nostro cattivo. Certo, non si può essere buoni, quando si è in catene! Ma quali catene ci limitano oggi?
Eleutheria -libertà in greco- significa “vado dove voglio” (eleuthein hopòs) e non c’è dubbio che la libertà fondamentale fosse intesa in una dimensione spaziale, come libertà di movimento. Una persona era libera di muoversi a piacere e il desiderio determinava il criterio generale. Nel mondo romano Cicerone allarga il concetto spaziale con l’accezione etica: libertas non consiste nell’avere buoni padroni, ma nel non averne nessuno.
Sono a San Marino da due mesi e dappertutto leggo questa parola. Fin dalla frontiera mi accoglie un arco di metallo con lo striscione “Benvenuti nell’antica terra della libertà”. Sono nella più piccola e più antica Repubblica del mondo, accolta con antica cortesia di stampo gucciniano. Non è una questione di dimensioni e qui lo sanno dal 301 d.C.: pare che il Santo Marino abbia esclamato, morendo: relinquo vos liberos ab utruque homine (vi lascio liberi dall’uno e dall’altro uomo), cioè vi svincolo dal potere umano, imperiale e papale. Una dicotomia ideale e fisica, senza dubbio. Una dicotomia che è la base etimologica del termine. Questo piccolo mondo mi ha aperto un grande universo, che nel caos della pluralità mi stava sfuggendo: dallo sdoppiamento di sé si raggiunge l’unità, quella che nel Medioevo era ambita come reductio ad unum e che dimostra l’individualità e l’unicità dell’essere umano.
Anche se ancora costretti dal contenimento dell’eleutheria, dobbiamo essere comunque liberi dalla paura. Speriamo di godere tutti presto il significato pieno di libertà. Ah, dimenticavo: “Libertas” è anche il motto di Bologna, la mia città natale.
Con tanti sinceri auguri
Maria Giovanna Fadiga Mercuri
Umanista e filologa, ha sempre cercato di svolgere attività di studio e di ricerca nel settore di formazione nelle diverse sedi, fra la Corea del Sud e del Nord, il Regno Unito, la Germania, il Belgio e gli Stati Uniti. Attualmente a Roma, insegna Paleografia e Diplomatica (attenzione: niente a che vedere con la diplomazia!) presso la Scuola di Alta Formazione dell’Istituto Universitario di Patologia del Libro. Ex membro del Consiglio Direttivo uscente, ama scrivere.