di Federica Bartolini Giungi
Siamo arrivati quasi al termine di questa “impegnativa” stagione del Cinefestival 2021/2022. Uso il termine “impegnativa” perché è stato uno sforzo di volontà e tenacia collettivo quello che ci ha permesso di ripartire dopo anni di chiusura sociale a causa del Covid.
E’ stato soprattutto grazie all’ importante lavoro di Pucci Rastrelli teso a riallacciare i contatti con Ambasciate e Istituti di Cultura, coadiuvata a livello organizzativo dalle nostre impagabili socie Bice e Consuelo , che l’Associazione è nuovamente riuscita ad offrire proposte di qualità e significato.
In questo contesto si inserisce perfettamente il penultimo film in programma per questo anno, proveniente dalla giovane Repubblica della Macedonia del Nord.
Honeyland è un documentario del 2019, candidato a due premi Oscar nel 2020 dopo aver fatto il pieno di altri importanti riconoscimenti, tra questi il Gran Premio della giuria del Sundance Film Festival.
Tre anni di riprese con i quali i registi – Ljubomir Stefanov e Tamara Kotevska – hanno mostrato, attraverso un approccio puramente osservativo, il fragile equilibrio tra esseri umani (con la protagonista Hatidze Muratova) e il regno animale (la comunità di api selvatiche). Questa convivenza, che appare a prima vista idilliaca, viene turbata, se non distrutta, dall’arrivo di una numerosa famiglia di allevatori e apicoltori nomadi che interrompono questo rapporto di coesistenza riconoscente tra uomo e natura per trasformarlo in sfruttamento e depauperamento.
Ma il documentario, tra le bellissime immagini dei fotografi, Fejmi Daut e Samir Ljuma, introduce un’altra storia, solo accennata, ma non meno importante. Una storia che esula dall’argomento puramente naturalistico e di sostenibilità ambientale e che lascia allo spettatore il compito di riempire gli spazi interpretativi volutamente lasciati vuoti dai registi.
Ci ritroviamo quindi a riflettere sulla povertà e sulla giusta esigenza di sfamare e migliorare le condizioni di vita del proprio nucleo familiare (il padre che spera di poter offrire un’istruzione ai tanti figli), su una donna come Hatidze che sembra accettare passivamente un ruolo di solitudine che le è stato imposto ma il cui rimpianto e dolore riaffiora a tratti, quasi timidamente, come se temesse di risultare inopportuna, senza peraltro perdere il sorriso e un atteggiamento affettuoso verso i suoi animali e le sue api come pure verso la madre.
Ci interroghiamo su questa nazione così giovane eppure così antica che affianca tradizioni centenarie, come l’allevamento tradizionale delle api, alla naturale corsa verso una modernità di costumi ed economica, simbolicamente rappresentata dal viaggio in treno verso la capitale di Hatidze con il suo carico di miele e con un ragazzo punk seduto al suo fianco.
Il documentario, perché ricordiamoci di questo si tratta, non giudica e non emette sentenze. Ci mostra le debolezze umane di fronte a difficoltà oggettive, mantenendo però lo sguardo fermo ed appassionato su questa terra antica e solare, su un equilibrio tra uomo e natura, sperato, ma forse non più possibile e sul miele, il cibo degli dei.
Ma una ulteriore e graditissima sorpresa è stata la partecipazione straordinaria dei massimi rappresentanti del Governo macedone che, in visita ufficiale nel nostro Paese, hanno voluto sottolineare, con la loro presenza, l’importanza della cultura e dell’arte per una più profonda conoscenza e comprensione tra i popoli.
Un ringraziamento particolare va all’Ambasciatore Vesel Memedi che ha sostenuto questo evento offrendo, a margine, un ricevimento caratterizzato da un gradito assaggio dei prodotti tipici del Paese , ovviamente preparati con il miele.
Federica Bartolini Giungi
Laureata in Scienze Politiche a Bologna, ha conseguito un Master nell’Insegnamento dell’Italiano L2 all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Dopo varie esperienze nelle istituzioni UE e all’UNHCR in Camerun, ha insegnato la lingua italiana agli stranieri, sia in Italia che all’estero, nella convinzione che l’integrazione passi attraverso la conoscenza della lingua. Dopo quattro anni trascorsi a Bucarest e’ rientrata a fare parte dell’attuale Direttivo con la carica di consigliera responsabile del Gruppo di Lettura e Conversazione in Italiano e delle attività culturali in generale, incarico che tra l’altro le sta consentendo di mantenere viva la sua passione per i libri.