di Elena Schenone Alberini
Genova conquista Roma con gli splendori dei suoi secoli d’oro (da inizio ‘600 a metà 700) in Superbarocco. Arte a Genova da Rubens a Magnasco, alle Scuderie del Quirinale fino al 3 luglio, una mostra nata dalla collaborazione tra la National Gallery of Art di Washington e il Comune di Genova, che raccoglie per la prima volta tanti capolavori di artisti meno conosciuti al di fuori della citta’ ligure, e spesso anche inaccessibili al pubblico.
Genova la Superba, definita cosi’ dal Petrarca nel 1358, e’ la citta’ che non solo ha dato il nome ai jeans, il pantalone piu’ diffuso al mondo, ma e’ stata lungamente il massimo centro finanziario mondiale. Nel 1528 Andrea Doria conclude una storica alleanza con l’ imperatore Carlo V che permettera’ alla Repubblica di assumere un ruolo sempre piu’ importante nello scacchiere geopolitico dell’epoca. I principali banchieri della citta’ iniziano un’attivita’ di prestito alla corona spagnola per sostenere la sua costosa politica espansionistica e gli Spagnoli ricorderanno questo periodo come el siglo de los Genoveses. Gli Asientos, sono gli accordi stipulati tra lo stato spagnolo e i soggetti privati, armatori e uomini d’affari che potevano fornire ingenti prestiti in denaro, raccolti sul mercato internazionale del credito e attraverso il sistema delle fiere di cambio. I Genovesi potevano mettere a disposizione uomini e galee per il trasporto e le imprese navali, e la citta’ era una tappa cruciale per l’accesso al Ducato di Milano, possedimento spagnolo privo di accesso al mare.
Nella Repubblica si viveva tranquilli ed agiati, e le potenti famiglie genovesi accettavano come pagamento dei crediti i metalli preziosi che provenivano dalle miniere delle colonie americane, come ad esempio quelle del Potosi’, scoperta in Bolivia nel 1545. Con questi preziosi metalli, gli argentieri iniziarono una produzione di oggetti raffinati quali bacili, piatti e vasi, cesellati con immagini ispirate alla mitologia romana, alle imprese di Cristoforo Colombo o celebrative della famiglia del committente.
Genova appare nelle mappe dell’epoca come una lunga striscia di terra, schiacciata tra mare e collina, racchiusa da una poderosa cinta muraria resa con estrema precisione cartografica. Cronisti e viaggiatori dell’epoca ricordano l’imponenza della citta’ disposta ad anfiteatro sul mare, la magnificenza dei suoi palazzi, intersecati tra loro in un gioco di prospettive teatrali create dai colorati affreschi esterni, ed i bellissimi giardini, ricchi di varieta’ botaniche di fiori e frutti anche durante l’inverno grazie al clima mite. Nel 2006 questi luoghi conosciuti come Le Strade Nuove ed il sistema dei Palazzi dei Rolli sono diventate Patrimonio Unesco. Ed e’ proprio questa ricchezza, espressione della grande esuberanza creativa di una Genova “Super”, ad incantare il visitatore nelle sale delle Scuderie.
Il percorso della mostra e’ scandito da cinquanta parole superbe, dalle quali possiamo distillare alcuni temi principali: potere, ambizione ed immagine.
Il Seicento, celebrato come un’epoca di grandi tensioni religiose e culturali, ci regala, attraverso straordinarie rivoluzioni scientifiche, un nuovo modo di pensare libero dai pregiudizi. Lo storico dell’arte Piero Boccardo, uno dei curatori della mostra, ex soprintendente del patrimonio artistico ligure, che ha studiato le collezioni delle ricche famiglie genovesi, definisce la Repubblica di Genova un “caso quasi unico”. Il Doge durava in carica due anni e quindi non esisteva una monarchia dominante che potesse imporre un gusto o un artista di riferimento. A Genova vennero chiamati gli artisti dalle singole famiglie per promuovere la loro immagine attraverso la bellezza e l’arte. Gli artisti potevano vivere bene e lavorare senza imposizioni fiscali e regole della corporazione. Questo favorì la fioritura di una cultura artistica aperta ed internazionale. I pittori potevano prosperare ed avere successo (Strozzi, Magnasco, Grechetto, Fiasella, Piola, De Ferrari) e alcuni artisti stranieri come i fratelli De Wael, Rubens e Van Dyck mantennero dei legami duraturi e realizzarono diversi ritratti dell’aristocrazia cittadina, così come tele di soggetto mitologico e allegorico. Nella mostra spiccano i ritratti di alcuni di questi personaggi come Agostino Pallavicino in veste di Ambasciatore al Pontefice, eccezionalmente autorizzato ad indossare la tunica rossa, che era di uso esclusivo del Doge. Ed i ritratti dei coniugi Brignole-Sale che celebrano il prestigio e lo status aristocratico raggiunto dalla famiglia il cui potere economico derivava dal commercio della lana e della seta. Le famiglie dei mercanti setaioli che, come affermava Montesquieu, “amavano le arti e pagavano come dei re” non solo accumuleranno ricche quadrerie, arazzi, arredi, affreschi, sculture ed oggetti di lusso, ma formeranno un tessuto sociale importante grazie alla loro numerosa discendenza, che arriva fino ai nostri giorni. Nella memoria cittadina resta indelebile la data del 16 ottobre 1980, quando la regina Elisabetta d’Inghilterra fu ricevuta dalla Marchesa Cattaneo Adorno nel suo Palazzo Durazzo Pallavicini. Qui e’ tuttora custodita la storia di Genova e delle repubbliche marinare. Gli appunti e carteggi hanno permesso di conoscere in modo piu’ approfonditola i rapporti tra le famiglie committenti e gli artisti. In un documento viene trascritto: “Acquistati tre pennelli per il pittore Van Dyck..”, proprio colui che ritrasse i genovesi come i sovrani sperimentando un prototipo di ritratto che replichera’ alla corte inglese di Carlo I.
Elena Schenone Alberini
Nata a Genova e cresciuta a Roma, si è laureata in Scienze Politiche alla Luiss. Ha vissuto in Libia, Stati Uniti e Turchia. Si è dedicata con passione a studi etnografici sulla simbologia dei monili berberi del Nord Africa pubblicando la monografia “Libyan Jewellery a Journey through symbols” (Araldo De Luca Edit, 1998). Si interessa di formazione e comunicazione interculturale, arte e scrittura. E’ consigliera ACDMAE