di Andrea Tappi
Andrea Tappi parte per New York con Valeria, sua moglie e funzionario diplomatico. “Ragazze, non sapete godervi la vita!” ci disse un anno fa, entusiasta per l’imminente nuova esperienza. Abbiamo sentito la mancanza di Andrea, ironico e vivace socio ACDMAE, racchetta sottobraccio e allegria contagiosa. Ora Andrea “torna” a noi e ci manda le sue riflessioni … a year after!
Emozionante raccontare questa mia esperienza all’estero, in qualità di consorte al seguito di una funzionaria della carriera diplomatica, mia moglie Valeria Biagiotti, Primo Consigliere presso la Rappresentanza d’Italia alle Nazioni Unite a New York.
Ho 50 anni, una laurea in scienze politiche nel cassetto e, ironia della sorte, tentai anch’io nel 1981 il concorso al Ministero degli Affari Esteri. Preso infatti dall’euforia del post laurea e dalla necessità di trovare un’occupazione, ricordo ancora oggi, a distanza di tanti anni, il mio stupore quando mi resi conto che le prove scritte che avrei dovuto sostenere erano ben più difficili di quelle che immaginavo nelle mie rosee previsioni: ho abbandonato il banco e mi sono messo in cerca di un lavoro che non prevedesse studi ulteriori. Devo dire che una certa dose di “faccia tosta” non mi e’ mai mancata e quindi mi fu facile iniziare a lavorare nel campo commerciale, prima presso le Assicurazioni Generali e, poco dopo, presso il Credito Italiano, dove mi occupavo di formazione della rete commerciale. Svariati anni dopo, messa la parola fine ad un matrimonio precedente, incontrai colei che da lì a poco sarebbe diventata la mia attuale moglie: Valeria. Ironia della sorte, seppi solo dopo un po’ che ci frequentavamo, che era un funzionario diplomatico!
A questo punto, incominciai a pensare alla possibile avventura all’estero con il desiderio di provare questa esperienza del tutto nuova per me. Da quando iniziammo a monitorare i posti che via via si rendevano disponibili (2013) a quando finalmente a mia moglie fu assegnata la sede alle Nazioni Unite di New York, passò un anno ed arrivammo qui il 6 gennaio 2014. Ammetto che avevo sottovalutato molto i racconti delle mie “colleghe” con più esperienza, le quali raccontavano durante i nostri incontri romani di una serie di difficoltà e vicissitudini a cui non ritenevo di dover dare troppo peso. Ma ben presto ho dovuto porgere loro virtuali e gigantesche scuse, con il capo coperto di cenere, perché avevano davvero molte ragioni per mettermi in guardia!
Mi sono dovuto confrontare anch’io con il peggiore dei nemici di chi si trasferisce all’estero: la solitudine del consorte “al seguito”, che non distingue tra uomo o donna e colpisce indistintamente, in egual misura. I diplomatici in genere lavorano moltissimo, non e’ raro che escano la mattina alle 8 e non facciano ritorno prima delle 20. A chi non è occupato, restano 12 ore al giorno di vita da reinventarsi, in un posto che spesso non è quello che sentiamo familiare fin dalla nascita. Non e’ facile. Nel mio caso, avendo lavorato per ben 21 anni, ero assolutamente felice di sperimentare questa nuova vita, ma quello che più mi è venuto a mancare sono stati i rapporti sociali. Infatti, in una sede multilaterale come New York non si fa molta “vita d’Ambasciata”, come si usa dire: un po’ perché gli Americani (o forse solo i New Yorkesi?) non hanno l’abitudine tipicamente latina di frequentare amici (anche stranieri) nel week end e la sera, un po’ perché qui tutti vanno di corsa senza fermarsi mai, riducendo di molto le possibilità di incontro. Persino nel mio circolo del tennis – dove, per inciso, a causa dei costi assurdi della Grande Mela, spendo una discreta parte dello stipendio di mia moglie – non sono mai andato oltre un: “What’s your job?” ed ancora oggi, a distanza ormai di quasi tre anni, mi diverto a guardare la faccia del mio interlocutore quando rispondo: ”I don’t work, my wife does it for us”.
Tra il personale dell’ONU ci sono molti consorti uomini, molti dei quali dal Nord Europa, dove non e’ raro trovare più donne che uomini “in carriera”.
Il rapporto con mia moglie procede su binari solidi e, pur con qualche divergenza come per ogni normale coppia, ci sosteniamo a vicenda, confrontandoci spesso e riuscendo sempre a trovare un punto d’incontro.
Mi piace molto e mi entusiasma occuparmi della casa, seguirne gli aspetti amministrativi e fare tutto quello che normalmente fa l’altra metà della coppia quando lavora solo un coniuge. La caotica New York non favorisce certo la possibilità di frequentare spesso gli altri consorti, soprattutto le mogli dei colleghi, ma ogni volta che ci si incontra per un lunch o un aperitivo, l’allegria non manca mai!
Intanto mi chiedo già quali nuove sfide mi riserverà la prossima sede: certamente la lezione imparata mi porterà ad ascoltare con maggiore attenzione i consigli di chi prima di me ha iniziato ad esplorare il Mondo … volando da un polo all’altro sempre con la stessa energia e determinazione che contraddistingue tutte/i le/i consorti di questi nostri bravi funzionari diplomatici!
Andrea Tappi
Andrea Tappi è nato a Roma, laurea in scienze politiche presso la Sapienza di Roma. Formatore presso il Credito Italiano prima, agente finanziario Barclays ultimamente, vive a New York dal gennaio 2014 con sua moglie Valeria Biagiotti, funzionario diplomatico presso la Rappresentanza Italiana alle Nazioni Unite. Appassionato di tennis, diving, motori e natura.
Omosessuale, mia Andrea!