Redazione
Si dice “mosaico” e si pensa a Ravenna, giustamente conosciuta in tutto il mondo come la capitale di questa forma d’arte figurativa considerata tra le più antiche, al pari della scultura. Per apprezzare le peculiarità di una tecnica artistica complessa come quella del mosaico, tuttavia, bisognerebbe visitare anche le principali Basiliche della Città Eterna. E’ qui che si celano tesori di valore inestimabile, testimoni di quella Roma cristiana e paleocristiana che, dall’epoca tardo antica fino al XIII secolo, ha trovato nel mosaico il suo più potente mezzo espressivo. Ad accompagnare un attento parterre di appassionati in un inaspettato “viaggio” tra i segreti degli antichi mosaici della Capitale è stata una storica dell’arte, già amica di lunga data della nostra Associazione: la professoressa Paola Boccardi Storoni, relatrice di una seguitissima conferenza su “Estetica e filosofia dei mosaici delle Chiese di Roma” organizzata dalle nostre socie Marika Franchetti Pardo ed Elena Mezzalama lo scorso mese, al Circolo degli Esteri. Un viaggio che ha permesso a tanti di noi di avvicinarsi e comprendere un mondo che, stranamente, resta tuttora poco conosciuto al di fuori dei circuiti di esperti in materia. Il suo intervento ha, infatti, preso le mosse da un illuminante excursus sul background storico e filosofico che ha contraddistinto la nascita e l’evoluzione tecnica ed estetica dei mosaici cristiani: partendo dal 312, con l’Editto di Costantino sulla tolleranza religiosa, proseguendo col 384, con l’Editto di Salonicco che sanciva il Cristianesimo quale religione ufficiale, per finire con il 410, data del primo sacco di Roma – cui ha fatto seguito, pochi anni dopo, la caduta dell’Impero Romano di Occidente – che ha avviato un processo di profondo cambiamento nella visione della vita del popolo romano. Fu questo un periodo di grande instabilità politica ed economica, caratterizzato da governi militari guidati da debolissimi imperatori (nominati fra i generali) e da una classe dirigente inadeguata, che portò la popolazione a un generalizzato sentimento di sconforto. La risposta fu rifugiarsi nel cristianesimo, ma anche ricercare sollievo in religioni misteriche di origine orientale, mentre in campo filosofico ci si avvicinò allo stoicismo e s’impose una visione dicotomica della vita, che identificava nella luce il bene e nell’ombra il male.
Questo è stato l’humus che ha portato alla nascita della tecnica di fabbricazione delle tessere in pasta di vetro che, catturando la luce e riflettendola in mille sfaccettature, rendono luminose le scene sacre restituendo all’occhio, e all’animo, la speranza dell’esistenza di un bene supremo capace di alleviare le sofferenze terrene.
Comprenderne il periodo storico, contestualizzando le opere che si ammirano, è il modo migliore per avvicinarsi al nostro patrimonio artistico con consapevolezza, andando al di là della gratificazione dell’occhio, ma coinvolgendo il nostro animo in quello che altrimenti resterebbe, alla nostra conoscenza, unicamente qualcosa di bello e di cristallizzato in una mera dimensione estetica. Ed è proprio questo che, dall’alto della sua grande esperienza e cultura, ha fatto la professoressa Storoni: ci ha regalato i mezzi per superare una visione acritica e inconsapevole dell’opera artistica e gliene siamo grati!
Oltre al mausoleo di Galla Placidia a Ravenna, diverse chiese romane ospitano mosaici in pasta di vetro: la Basilica di Santa Prassede con la celebre cappella di San Zenone, cornice del mosaico absidale cittadino più antico (390), la Basilica di Santa Cecilia, la Basilica di Santa Maria in Trastevere e la Basilica di Santa Maria in Domnica alla Navicella ne sono gli esempi più preminenti.
Per chi volesse approfondire il lavoro e la ricerca della nostra relatrice:
- Paola Boccardi Storoni, Guida insolita alla storia, ai segreti, ai monumenti e alle curiosità della Basilica di San Pietro, Newton Compton, 2007
- Paola Boccardi Storoni, Storia della Basilica di San Pietro, Viscontea, 1988
- Paola Boccardi Storoni, Cupido e Psiche tra mito e fiaba, Sellerio, 1984